La FTC, la Federal Trade Commission degli Stati Uniti, agenzia che tutela i consumatori statunitensi e che protegge gli stessi dalle pratiche anti concorrenziali, ha deciso di aprire un’indagine nei confronti di OpenAI, la società divenuta famosissima in tutto il mondo in questi mesi essendo la responsabile dello sviluppo del famoso chatbot di intelligenza artificiale ChatGPT. A sottolineare la vicenda è il Financial Times stamane, che specifica come l’obiettivo dell’inchiesta sia quello di verificare se la società di cui sopra, guidata da Sam Altman, abbia violato o meno le leggi inerenti la protezione dei dati dei consumatori, e nel contempo se la stessa abbia pubblicato dei contenuti e delle informazioni falsi attraverso ChatGPT



La Federal Trade Commission teme che il chatbot metta “a rischio i dati personali e la reputazione dei singoli individui” e per questo ritenuto un software rischioso per tutti coloro che lo utilizzano. Come aggiunge il quotidiano a stelle e strisce Washington Post, la FTC avrebbe depositato un documento di ben 20 pagine contenenti una serie di domande in merito al funzionamento dettagliato della tecnologia di intelligenza artificiale, che rimane comunque un qualcosa di ancora molto sconosciuto alla maggior parte delle persone, tenendo conto di una sua “esplosione” tutto sommato recente, anche se da anni sul mercato.



CHATGPT SOTTO INDAGINE NEGLI USA, LE DOMANDE RIVOLTE DALLA FTC

Fra le domande che l’agenzia federale degli Stati Uniti rivolge a OpenAi vi è ad esempio quella di descrivere “in dettaglio in che modo avete adottato misure per affrontare o mitigare i rischi che i vostri prodotti con modelli linguistici di grandi dimensioni potrebbero generare dichiarazioni false, fuorvianti o denigratorie su individui reali”.

Già a marzo scorso ChatGPT aveva riscontrato dei problemi simili in Italia e in quell’occasione l’autorità Garante per la Protezione dei dati personali era intervenuta bloccando appunto lo stesso chatbot, chiedendo di uniformarsi alle richieste per via di una “mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di addestrare gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma”.