Cheope in gara a Sanremo 2024 come autore per Dargen D’Amico, Fiorella Mannoia e i Ricchi e Poveri
Cheope non è solo il figlio di Mogol, il celebre paroliere di Lucio Battisti. Tale padre tale figlio verrebbe da dire, visto che Alfredo Rapetti Mogol, questo il suo vero nome, è autore di tantissime canzoni di successo. Una carriera importante che l’ha portato a collaborare e lavorare con numeri uno della musica italiana come: Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Mina, Adriano Celentano, Alessandra Amoroso, Boomdabash, Michele Bravi, Arisa, Noemi, Giusy Ferreri, J-Ax, Fedez, Francesca Michelin, Annalisa. Non solo, è anche insegnato presso il master in music business dell’Università LUISS di Roma. Un curriculum di tutto rispetto per l’autore che quest’anno è in gara al Festival di Sanremo 2024 visto che ha scritto e collaborato con tre big in gara: Dargen D’Amico, Fiorella Mannoia e i Ricchi e Poveri.
Intervistato da ilbullone.org ha parlato proprio del rapporto con il padre, una figura così importante nel panorama musicale italiano. ” Io credo che questo dipenda dall’inclinazione naturale di ciascuno. È importante ascoltare dove ti porta il tuo sentire: se la scelta è forzata o di comodo si vivrà di frustrazione e senza autostima e fatalmente non si arriverà da nessuna parte” – ha detto l’autore.
Cheope e il rapporto con il padre Mogol
Cheope, questo il suo nome d’arte, non ha mai pensato di prendere una strada diversa da quella della musica. “Da ragazzo ero molto affascinato sia dall’archeologia che dalla storia, ma l’amore per la parola e la scrittura si sono dimostrati più forti. Sono “fuggito” ha detto il paroliere. Ha cercato nuoce strade: prima la pittura, anche se poi la musica ha avuto la meglio.
“Attraverso la pittura, riconoscendomi totalmente in essa solo quando, venticinque anni fa, ho incominciato a dipingere parole. Così il cerchio si è chiuso” – ha detto il paroliere che come figlio ha compreso una grande responsabilità: “di non deludere mai”. Infine parlando del padre ha rivelato: “mi è rimasto l’insegnamento «umano» dell’umiltà.