E’ successo anche ad Auschwitz e probabilmente succede ancora nonostante le proteste e le lamentele. Ragazzi in gita scolastica, portati a visitare uno dei luoghi della memoria più terribili al mondo, il campo di concentramento nazista dove morirono migliaia di ebrei di stenti o “gassati” i cui cadaveri venivano poi bruciati. Sono apparse su Internet foto di ragazzi che si scattavano selfie sorridenti all’interno del campi di concentramento, lì dove sono ancora le baracche della povera gente lasciata morire di fame o davanti al drammatico ingresso. Segni di incoscienza totale da parte di una generazione che non sa più distinguere il virtuale dal reale, una generazione narcisista che punta l’obbiettivo su di sé invece che documentare con un ricordo l’orrore che sta visitando. Sta succedendo lo stesso adesso a Chernobyl, dopo il grande successo televisivo della serie omonima (oltre mezzo milione di spettatori in Italia, la miglior serie tv di sempre) dedicata all’incidente nucleare del 26 aprile 1986, il più grave di tutti i tempi, classificato a livello 7, il massimo per questo tipo di episodi. La serie sta avendo ottimi riscontri per il modo realistico e drammatico in cui viene raccontata. Si può capire il significato omicida dell’ideologia comunista (pari a quella nazista) che piuttosto che far sì che la notizia dell’incidente venisse alla luce, negò la gravità dell’episodio e invece di evacuare la zona immediatamente dove vivevano migliaia di persone preferì bloccarne la fuga, circondandola da un cordone di polizia che così causò la morte per le radiazioni altissime. Solo tre giorni dopo fu dato il via all’evacuazione, senza che le persone avessero capito esattamente cosa fosse successo. Ancora oggi non si sa esattamente il numero delle persone colpite, si parla di 4mila casi di tumore alla tiroide accertati fra le persone che al tempo avevano tra gli zero e i 18 anni. Altre fonti parlano di 30, 60mila persone colpite.



I SET FOTOGRAFICI

È stato calcolato che l’incidente di Černobyl’ abbia rilasciato una quantità di radiazioni pari a 400 volte a quelle rilasciate in occasione della bomba caduta su Hiroshima. Da circa otto anni, la zona interessata alla vicenda, terminato il pericolo di radiazione è accessibile e visitabile. Secondo la Cnn, dopo la trasmissione della serie televisiva, si assiste a un aumento del 35% dei visitatori, molti dei quali identificati come cosiddetti influencer di Instagram. Ebbene, come a Auschwitz anche qui si assiste a selfie e fotografie che non portano nessun rispetto a quanto accaduto, addirittura modelle in pose e vestiti discinti. Usano la zona come un set fotografico, anche in pose sexy e tutto finisce nel vortice di Instagram. Craig Mazin, il creatore della serie, si è premurato di invocare il rispetto e il contegno verso Chernobyl: “Se la visitate, per cortesia ricordatevi che una terribile tragedia è successa proprio lì. Comportatevi con rispetto di tutti coloro che hanno sofferto e che si sono sacrificati”. Ma non basta. Il gusto della propria immagine, la mancanza di una coscienza civile e umana non ha alcun rispetto al pensiero del terrore che si è vissuto qui. E’ una generazione che ha perso alcun rispetto, che anzi trova una sorta di piacere nel trasgredire e irridere la morte, che si compiace a trasmettere la loro immagine da quei luoghi a persone altrettanto prive di coscienza che li idolatrano come influencer. Il messaggio che arriva in sostanza è che nulla ha importanza, che nulla conta, che possiamo disporre a nostro piacimento anche dei luoghi della morte. Difficile dire se le nuove tecnologie e il mondo dei social abbiamo solo risvegliato un livello dell’umano che comunque era presente o che lo abbiano creato. Di sicuro non farà piacere ai sopravvissuti vedere queste immagini. Vengono in mente le parole di Hannah Arendt: “Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l’individuo per il quale la distinzione tra realtà e finzione, tra vero e falso, non esiste più”.

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