La mini-serie dal titolo “Chernobyl” racconta in cinque episodi la storia vera del disastro nucleare avvenuto nell’Ucraina sovietica il 26 aprile 1986, soffermandosi sulle cause che provocarono l’esplosione. In quella drammatica notte, infatti, nel corso di alcune esercitazioni nella centrale, alcune manovre errate agli impianti di sicurezza fecero sì che il nocciolo si fondesse, che il reattore 4 esplodesse e che l’intera struttura che lo reggeva collassasse. Le particelle radioattive vennero in pochissimo tempo emesse nell’aria, formando una nube radioattiva che in breve avrebbe sentenziato la morte della città situata nella zona settentrionale del Paese e che si sarebbe diffusa anche in gran parte dell’Europa.



Le autorità, inizialmente, cercarono di nascondere quanto accaduto, tanto che gli abitanti della città ucraina rimasero per giorni a contatto con le sostanze tossiche che venivano emanate dalla centrale nucleare. Soltanto dopo una settimana, complice l’intervento della comunità scientifica, si decise di intervenire. I cittadini vennero evacuati in massa, ma ormai la maggior parte dei danni erano inevitabili. I morti per le conseguenze delle radiazioni, secondo le stime di Greenpeace, sono stati ad oggi 6 milioni. Alcuni persero la vita in poche settimane o mesi, altri a distanza di anni. Tra questi ci sono anche i cosiddetti liquidators biorobotsovvero gli operai che si occuparono di togliere – anche senza le protezioni adeguate – le scorie dalla zona per contenere la fuga radioattiva.



Chernobyl, storia vera: com’è oggi la città ucraina

A distanza di oltre trent’anni dall’esplosione di Chernobyl, la vera storia del dramma racconta di una città ucraina tuttora deserta: le stime della comunità scientifica rivelano che la zona rossa sarà forse abitabile senza rischi tra 30 mila anni. I tempi di decadimento degli isotopi radioattivi non sono infatti calcolabili. Nonostante ciò, nel perimetro dell’Ucraina settentrionale considerato ancora contaminato vivono circa 5 mila persone, tra coloro che non hanno voluto abbandonare la propria terra e coloro che lavorano per monitorare la situazione. Tra loro si registrano alte percentuali di patologie come infertilità, difficoltà respiratorie e problemi dermatologici.



Nell’impianto nucleare non è in atto alcun tipo di funzionamento dal 2000, ma esso rappresenta ancora una minaccia per l’intera Europa. Le repubbliche di Ucraina, Bielorussia e Russia, sono tuttora gravate dagli ingenti costi di decontaminazione e le popolazioni delle aree contaminate subiscono gli effetti dell’incidente. Interventi periodici di ristrutturazione e consolidamento della struttura, infatti, sono indispensabili per la sicurezza. Nel 2016, in tal senso, è stata ultimata la costruzione del nuovo sarcofago di acciaio: esso dovrebbe durare per cento anni.