Chet Faker è tornato con un nuovo disco, “Hotel Surrender“, a distanza di 6 anni dalla decisione di abbandonare lo pseudonimo artistico per pubblicare canzoni con il suo vero nome, Nick Murphy. Il musicista e cantante nato in Australia è stato intervistato da Rockol proprio per parlare della sua nuova uscita, che racconta come una cosa “nata per caso”: “Ho iniziato a lavorare a questo progetto l’anno scorso, casualmente. Andavo in studio, ero felice di scrivere e di fare musica, ma non pensavo che tutto si sarebbe poi tramutato in un album“.
L’ultimo lavoro firmato Chet Faker risale al 2015 ed è identificabile nell’Ep “Work” con il dj londinese Marcus Marr. Da quel momento, sono usciti due dischi, un Ep e diversi singoli a nome Nick Murphy. Oggi, a esattamente sei anni, torna a pubblicare di nuovo con il suo nome d’arte e lo fa per un progetto in cui si odono sonorità riconducibili all’R&B e all’elettronica, senza abbandonare il trip hop e il soul: “Avevo detto che avrei messo da parte Chet Faker per continuare a scrivere come Nick Murphy, ma ascoltando i suoni, ripensando al modo di lavorare, alla gioia provata, mi è sembrato chiaro che avrei dovuto firmare questo lavoro come Chet Faker. Dentro ci sono delle sensazioni e delle emozioni uniche per me. C’è un’anima libera e catartica“.
Chet Faker: “Vedo la musica in maniera diversa”
Nell’intervista rilasciata a Rockol, si parla anche delle prospettive musicali diverse che oggi ha Chet Faker. La pandemia lo ha fatto riflettere sotto questo punto di vista, inducendolo a pensare alla musica in maniera del tutto nuova: “Ora la vedo come una terapia di massa. L’ho sempre percepita come una situazione difficile, come se io stessi affrontando un’odissea creativa”. Hotel Surrender, dunque, si muove verso questa nuova direzione ed è un disco con cui l’artista spera di aiutare le persone a vedere la luce durante l’oscurità, almeno “tanto quanto ha aiutato me”.
Le parole delle dieci tracce custodiscono gioia, ha detto Chet Faker, e ragioni per andare avanti nei momenti di difficoltà. Un pezzo simbolo del disco è Whatever Tomorrow, del quale ha raccontato: “Mi trovavo a New York, stavo partecipando a delle manifestazioni contro la violenza della polizia. Mi ricordo le risposte del governo e della politica, dicevano ‘Un giorno sconfiggeremo la piaga‘. La canzone nasce dalla voglia di ribellarsi all’idea che dobbiamo aspettare per ottenere quello di cui abbiamo bisogno”.
Chet Faker: “L’industria musicale è un male necessario”
Il nuovo album di Chet Faker, uscito il 16 luglio, contiene dieci brani dal ritmo fresco ed eclettico: Oh Me Oh My, Low, Get High, Whatever Tomorrow, It’s Not You, Peace of Mind, Feel Good, I Must Be Stupid, So Long So Lonely, In Too Far. Di “Get High“, “Whatever Tomorrow“, “Feel Good” e “Low” sono presenti i video ufficiali su YouTube e di quest’ultimo è reperibile anche la performance live in occasione dello show americano di Ellen DeGeneres.
Per concludere l’intervista con Rockol, l’artista ha parlato dell’industria musicale, definita un male necessario: “Faccio musica da quando sono bambino, è la mia vita che a un certo punto si è trasformata anche in un lavoro. Il problema è che quando si pensa troppo ai soldi poi ci si dimentica perché si è deciso di fare musica. Io non l’ho mai dimenticato e mai come oggi sento di dover trasmettere la mia energia a chi mi ascolta”.