Da piccolo, la notte di Natale la mamma mi accompagnava alla porta d’ingresso e me la faceva socchiudere col catenaccio (allora quasi tutte l’avevano), “così Gesù Bambino può entrare lo stesso”. Poi a letto senza discutere se Egli entrasse appiattendosi come un’anguilla o togliendo con le sue esili dita quell’esile barriera. Mai sentito nominare un tizio di nome Babbo Natale, così come mai sentita nominare una tizia di nome Befana (che poi che razza di nome proprio sarebbe?).
All’asilo, alle elementari, in oratorio, in casa ho (abbiamo: tutti i miei compagni e amici hanno vissuto la stessa esperienza) sempre e solo sentito parlare di Gesù che nasceva fra Mamma e Papà in una povera grotta riscaldata solo dal fiato di due animali (faccenda confermata puntualmente dai presepi che incontravo nelle suddette sedi) e che, non volendo tenere per sé tutti i regali che i pastori gli portavano (dovevano essere una infinità, milioni di milioni come le stelle di Negroni che era la pubblicità televisiva in bianco e nero di allora), li distribuiva a tutti i bambini (ad esclusione di quelli che facevano i cattivi, si capisce, perché la distinzione tra bene e male doveva essere chiara e netta sin da principio, aperti al perdono ma senza dannosi buonismi).
La mattina mi trovava in salotto con dolciumi, libri, macchinine (una volta anche uno splendido calesse a pedali che ho letteralmente adorato, tanto che diedi regolarmente da mangiare al cavallino di pezza fino a quando un mio cugino me lo spezzò in due, spezzandomi insieme anche il cuore) e un’altra volta il Meccano (alcuni di voi sanno di cosa parlo) che non ho mai chiesto; invece mai – chissà perché – il trenino elettrico che ho continuato a desiderare fino a quando mi sono sposato.
Negli anni Sessanta i figli degli operai potevano anche sognare un certo regalo, ma poi accettavano quello che Gesù Bambino (al quale non mancava una certa visione del mondo dove tanti bimbi non avevano nemmeno da mangiare, per cui li privilegiava del suo amore) recava loro, per di più facendo la fatica di strisciare attraverso porte che in qualche modo dovevano pure avere una sicurezza per via dei ladri.
Tutto questo per dire del putiferio sollevato da alcuni genitori di Coverciano (ricca periferia della ricca provincia fiorentina nota per il Centro Tecnico Federale dove si allena la ricchissima nazionale italiana di calcio) di fronte ai loro pargoli di quinta elementare tornati a casa sconvolti per la lezione di religione, durante la quale la maestra aveva chiesto loro di esprimersi circa l’esistenza di Babbo Natale, terminata con un salomonico sei a sei più due astensioni. Ciò che, con tutta evidenza, ha instillato in loro il forte dubbio che quella sull’Uomo dalla barba bianca, vestito di rosso e guidatore di renne, fosse una frottola grossa così. Del resto, a pensarci bene, com’è possibile che il famoso Nonno porti i regali calandosi dal camino dato che il camino non ce l’ha quasi più nessuno?
I bambini del terzo millennio sono meno ingenui di quanto gli adulti possano immaginare e, così, mamme e papà hanno subito chiesto un incontro con la dirigente per chiarire la questione e, presumiamo, mettere la maestra insensibile e ingrata (anche a lei, dopo tutto, un tempo avranno raccontato la storia di Babbo Natale, no?) davanti alle sue responsabilità. Che sarebbero poi quelle di cancellare un incantesimo, distruggere il candore dell’infanzia e, immancabile, attentare alla “magia” del Natale.
Con tutto il male (ma anche il bene) che c’è nel mondo, ci rendiamo conto di scrivere di lana caprina, ma siccome i genitori di Coverciano la pensano in modo diverso, concludiamo proprio accennando a questa “magia” che da anni è diventata un mantra di tutte le pubblicità natalizie. Orbene, mettiamocelo bene in testa: Natale è Natale solo e perché ricorda la nascita del Figlio di Dio, chiamato appunto Gesù. Chi non ci crede è liberissimo di farlo, ma non pretenda di sostituire il Pargolo di Betlemme in culla con un certo Babbo Natale da Rovaniemi, Finlandia, che oltretutto è già grande abbastanza.
A meno che lo faccia perché è diventato molto più semplice credere all’esistenza di una persona che non esiste (ma non siamo nell’età della Scienza?) e che non professando alcuna religione (almeno così pare) va bene per tutti, piuttosto che ad un Dio che, fattosi Bambino per Amore, invita a scegliere da che parte stare. Nella vita, eh?, non nella scelta dei regali. Per quelli, rispondendo ai desiderata dei figli, bastano i loro genitori. In ogni caso Buon Natale – vero – a tutti, in attesa che arrivi la Befana (che, ovvio, per non essere da meno ha spodestato i Re Magi).
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