Alan Sorrenti, l’infanzia in Galles e i primi passi nella musica italiana

Quando si dice che la musica italiana è tanto ricca quanto varia, non significa crogiolarsi su un luogo comune; ricchezza e varietà sono anzi valori aggiunti del patrimonio musicale del nostro Paese. In tale contesto, si inserisce a pieno merito uno dei volti più iconici del settore: Alan Sorrenti. Nato a Napoli nel 1950 – da padre partenopeo e madre gallese – si è formato durante la sua infanzia proprio in Galles dove ha appreso le prime influenze artistiche che determinano i suoi esordi.



Alan Sorrenti pubblica il suo album d’esordio nel 1972: “Aria”, in linea con le influenze internazionali che corrispondono ai nomi di Peter Hammill e Tim Buckley. I primi anni della sua esperienza musicale sono infatti conditi dal progressive rock; un genere che spianerà la strada a contaminazioni successive che lo porteranno al successo, in particolare con il passaggio a motivi più melodici come in “Ma tu mi ascolti”.



Alan Sorrenti, dai record con “Figli delle stelle” ai problemi giudiziari

Dopo la fase melodica e maggiormente introspettiva dal punto di vista della scrittura, per Alan Sorrenti arriva la definitiva consacrazione, con annesso successo, nell’ambito della disco music. In particolare, è ancora oggi una melodia impressa nella mente degli appassionati quella del celebre brano “Figli delle stelle”. La canzone – inclusa nell’album omonimo – si confermerà un successo anche a distanza di decenni. Il disco ebbe una risonanza commerciale ancora oggi da record: ben sedici settimane in classifica oltre ad essere il singolo più venduto nel 1978.



Non molti sanno che la carriera di Alan Sorrenti subì una brutta battuta d’arresto nel 1983 a causa di alcuni problemi di matrice giudiziaria e coniugale. La sua ex moglie, Tony Lee Carlan, lo scoprì in dolce compagnia a sua insaputa dando vita ad una forte discussione. Con l’intervento delle forze dell’ordine il cantante venne trovato in possesso di un quantitativo di sostanze stupefacenti; le conseguenze del processo lo portarono a dover trascorrere 33 giorni presso il carcere di Rebibbia a Roma, con annesso allontanamento momentaneo dalle scene musicali.