La storia di Antonina Maria Erdman nel film “La signora dello zoo di Varsavia”

Antonina Maria Erdman ha ispirato la storia del film “La signora dello zoo di Varsavia“, diretto da Niki Caro. Si tratta di una storia vera quella raccontata nel libro “Gli ebrei dello zoo di Varsavia” di Diane Ackerman. La donna era una insegnante con la grande passione per la musica e per gli animali. Due passioni che l’hanno portata a scrivere una serie di racconti con protagonisti proprio degli animali. Tra i titoli: Pamiętnik zyrafy (Memorie di una giraffa, 1934); Jak bialowiwieskie rysice zostaly Warszawiankami (Come la foresta di Bialowieza divenne varsaviana; 1936); Dzolly i S-ka (Jolly e compagnia,1939) pubblicato poi con il titolo di  Z dziejów Warszawskiego Ogrodu Zoologicznego (Storie dello zoo di Varsavia). Dopo la guerra si è dedicata a fiabe per bambini: Rysice (1948) e Borsuni (1964).



Antonina era sposata con lo zoologo Jan Żabiński, il fondatore e direttore dello Zoo di Varsavia che, durante la seconda guerra mondiale, diventa rifugio per 300 persone destinate ai campi di concentramento nazisti. Tutto ha inizio con lo scoppio della guerra: le bombe colpiscono lo zoo distruggendone una parte e causando la morte di tantissimi animali. Antonina e il marito Jan, sono costretti a sgomberare lo Zoo e così decidono di tramutare la strurrua in un allevamento di bovini per salvare vite umane.



La signora dello zoo di Varsavia, il coraggio di Antonina Maria Erdman e il marito Jan Żabiński

Antonina Maria Erdman e il marito Jan Żabiński hanno salvato 300 vita all’interno dello zoo di Varsavia. Jan Żabiński, il fondatore e direttore dello Zoo di Varsavia durante la seconda guerra mondiale riesce ad accedere al ghetto trasportando diversi ebrei nascosti in botole o sotto l’immondizia. Non solo, l’uomo riuscì a liberarne altri attraverso agganci interni e documentazioni false. L’incarico di Sovrintendente dei parchi cittadini gli permetteva di poter entrare ed uscire dal Ghetto senza problemi. Una volta messi in salvo, uomini, donne e bambini venivano nascosti nei sotterranei per poi essere portati in luoghi più sicuri. Antonina comunicava con gli ebrei ospiti dello zoo suonando il pianoforte indicando loro quando e come potevano uscire e li chiamava con nomi di animali.



 

Grazie al loro impegno,  Antonina e Jan hanno messo in salvo dalla fame nel ghetto e dalla deportazione nei campi di concentramento circa 300 persone. Tra le persone salvate: la scultrice Magdalena Gross e il marito Maurycy Paweł Fraenkel; la scrittrice Rachela Auerbach; Regina e Samuel Kenigswein; Eugenia Sylkes; Marceli Lewi-Łebkowski e la sua famiglia; Marysia Aszerówna; la famiglia Keller; il professor Ludwik Hirszfeld; Leonia e Irena Tenenbaum (rispettivamente moglie e figlia dell’entomologo Szymon Tenenbaum, morto nel Ghetto).