Baby Gang, pseudonimo di Zaccaria Mouhib, è un trapper italo-marocchino nato a Lecco: per i primi anni della sua vita ha vissuto tra Italia e Marocco, con la famiglia in grave disagio economico. Tornato in Italia, ad appena undici anni è fuggito via di casa, cominciando ad abusare di hashish e psicofarmaci e dedicandosi alla microcriminalità. Piccoli furti, spaccio di droga e altri reati che gli inquirenti pensavano fossero opera delle baby gang mentre l’autore era solamente lui: da qui il soprannome che poi è diventato nome d’arte. Nell’estate del 2013, ad appena dodici anni, ha messo a segno una serie di furti a Torino e per questo motivo è stato trasferito in casa famiglia.



Nel 2016, invece, ha aggredito un poliziotto venendo recluso nel carcere minorile di Bologna per due mesi, per poi essere trasferito in quello di Milano. Nella sua adolescenza, Baby Gang ha tentato più volte di fuggire da case di comunità, per poi intraprendere un percorso con don Claudio Burgio, che lo ha avvicinato anche al mondo della musica nel tentativo di allontanarlo dalla strada. All’aprile 2018 risale il suo primo singolo, “Street”, seguito da altri eliminati dalle piattaforme di streaming a causa del testo violento. Sempre nel 2018, per via di una rapina su un treno della ferrovia Milano-Lecco, viene condannato nuovamente.



Chi è Baby Gang: gli ultimi guai giudiziari

Nell’ottobre 2022 Baby Gang è stato protagonista ancora una volta di un episodio controverso, venendo coinvolto in una rissa tra gang con conseguente sparatoria in corso Como a Milano: le vittime, gambizzate a colpi di pistola, sono stati due ragazzi senegalesi. Per questo il trapper è stato condannato insieme a Simba La Rue a 5 anni e 2 mesi di carcere, mentre al collega sono stati dati 6 anni e 4 mesi di carcere. Il 20 gennaio 2024 il trapper è stato denunciato per lesioni aggravate nei confronti di una persona colpita da munizioni metalliche uscite da una pistola ad aria compressa: il giovane è stato fermato con obbligo di dimora con gli arresti domiciliari.



In relazione ad un altro caso, una rapina di tre anni fa, il 23enne era stato accusato di aver minacciato con una pistola un ragazzo a bordo di una vettura, insieme ad alcuni complici: il tutto, per rubargli 130 euro e degli auricolari. Il suo avvocato ha però dimostrato che il trapper non si trovava a Vignate, dove era avvenuta la rapina, bensì a Rimini.