Carlo Angela, il percorso politico e la “missione” in favore degli ebrei
La storia italiana è ricca di personalità che con le proprie gesta, competenze e con la forza dei propri ideali sono riuscite ad imprimere una firma indelebile dal punto di vista culturale e sociale. Un posto di privilegio non può che essere riservato a Carlo Angela, padre del compianto divulgatore scientifico Piero Angela e nonno di Alberto Angela. E’ stato un medico, politico ma soprattutto un lodevole antifascista italiano; non a caso, nel 2001 ha ricevuto l’onorificenza di Giusto tra le nazioni da parte di Yad Vashem per aver messo in gioco la propria vita pur si salvare numerosi ebrei.
Carlo Angela – padre di Piero Angela e nonno di Alberto Angela – è nato ad Olcenengo nel 1875. Laureato in medicina, ha prestato servizio presso la Croce Rossa Italiana sia durante la guerra italo-turca sia nel corso della prima guerra mondiale. Proprio pochi anni dopo il primo conflitto decise di entrare in politica con il movimento Democrazia Sociale. Pochi anni dopo, viste le contaminazioni interne – con riferimento ad alcuni futuri esponenti del primo governo Mussolini – decise di abbandonare il partito passando ai socialisti riformisti.
Carlo Angela, la testimonianza di Anna Segre e l’inserimento nel Giardino dei giusti
Ciò che ha reso la figura di Carlo Angela un esempio per le generazioni riguarda il periodo del secondo conflitto mondiale con l’entrata in vigore del regime fascista. Il padre di Piero Angela – e nonno di Alberto Angela – decise di abbandonare ogni incarico politico dedicandosi all’attività di direttore sanitario della casa di cura Villa Turina Amione. Proprio presso la struttura si distinse per l’aiuto offerto a decine di ebrei offrendo rifugio e sostegno contro le angherie e brutalità della dittatura fascista. Le sue ammirevoli gesta gli costarono quasi la vita quando, interrogato a Torino, rischiò di essere fucilato durante una rappresaglia.
Non molti sanno che le preziose azioni di Carlo Angela in favore degli ebrei rimasero segrete per quasi un secolo. Solo nel 1995, grazie al diario scritto da Anna Segre, emersero i dettagli dell’opera pregevole messa in atto durante la dittatura fascista a ridosso della seconda guerra mondiale. Sei anni dopo una commissione israeliana – in seguito ai controlli di rito – decise di inserirlo nel Giardino dei Giusti di Gerusalemme. Per il merito guadagnato, nel Giardino dei Giusti del Mondo a Padova gli è stata dedicata una stele in acciaio corten come monumento.