Come spesso accade, il mondo dello sport e le imprese agonistiche si incrociano con storie di vita degne di essere raccontate. E’ questo il caso di Cindy Ngamba, pugile 25enne che è riuscita a conquistare la prima medaglia di sempre in favore della squadra dei rifugiati. Accedendo alla finale delle Olimpiadi di Parigi 2024, è sicura di portare a casa almeno la medaglia di bronzo con il sogno di poter migliorare rispetto al minimo sindacale le ambizioni in vista del podio.



Ma ciò che colpisce è la storia di Cindy Ngamba e il motivo per il quale gareggia alle Olimpiadi di Parigi 2024 con la squadra dei rifugiati. La 25enne è originaria del Camerun ma ormai da diversi anni è residente in Gran Bretagna. Come anticipato nella categoria di pugilato femminile sotto i 75 kg non gareggia con la propria nazionale di nascita, bensì con la squadra dei rifugiati. Come racconta Vanity Fair, Cindy Ngamba non può rientrare nel proprio Paese, ovvero il Camerun, dato che all’età di 18 anni si è dichiarata omosessuale.



Cindy Ngamba, non solo la storica prima medaglia olimpica per la squadra dei rifugiati

Da ben due anni Cindy Ngamba – prima ad ottenere una medaglia olimpica per la squadra dei rifugiati – si allena con la nazionale di box inglese. Una scelta ampiamente ripagata visto il recente successo storico alle Olimpiadi di Parigi 2024. La sua storia vale come conferma di un messaggio chiaro veicolato dalla squadra dei rifugiati che da decenni racconta storie simili a quella di Cindy Ngamba. La compagine agonistica non ha solo una valenza umanitaria, simbolica; coloro che ne sposano il senso culturale sono principalmente personalità con la voglia di vivere del proprio sport, di gareggiare ambire ai successi che chiunque nel settore deve poter sognare. La storia di Cindy Ngamba fa dunque luce sul potenziale sportivo e il livello agonistico della squadra dei rifugiati, ancora in corsa con altri atleti alle Olimpiadi di Parigi 2024.

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