Claudio Cecchetto è il protagonista del documentario “People from Cecchetto” dedicato alla carriera del talent scout, dj, fondatore di Radio Deejay e produttore musicale. Dietro il successo di grandi personaggio del mondo della musica e dello spettacolo c’è proprio lui. Qualche nome? Basti pensare a: Jovanotti, Fiorello, Amadeus, Max Pezzali, Gerry Scotti, Fabio Volo, solo per citarne alcuni, sono stati tutti scoperti dal genio di Cecchetto che le chiama “sue creature”. Nato a Ceggia, paesino della provincia di Venezia, Claudio a soli 28 anni presenta il suo primo Festival di Sanremo dando il via ad una carriera di grandissimo successo concertata proprio sul mondo della musica. Tantissimi i successi che porta in Italia e nel mondo collaborando con personaggi come Tracy Spencer, Taffy, Sandy Marton, i Finley, colonne sonore di tantissime estati. A distanza di tantissimi anni la situazione musicale in Italia è cambiata con l’avvento dei talent show e delle piattaforme streaming.



Intervistato da luz.it ha dichiarato: “per le nuove generazioni diventi sempre più difficile fare musica. Io faccio sempre l’esempio da dj: se negli anni ’80 dovevi fare una festa, ti preparavi un paio di giorni prima e andavi nel negozio di dischi a cercarti le novità. Se devi fare una festa stasera, hai già tutto in casa. Non è che la musica è in crisi, perché mai come in questi anni tu senti in giro tanta musica, è ovunque. Ma non è neanche una crisi di idee. Forse la musica sta tornando ad essere quello che era una volta quando gli artisti facevano musica per piacere, mentre purtroppo c’è stato un periodo negli anni ’90 che si faceva la musica solo per fare successo”.



Claudio Cecchetto: il fenomeno del trap e la musica in tv

Non solo, Claudio Cecchetto si è soffermato anche sul fenomeno della musica trap che da anni conquista le piattaforme streaming facendo registrare numeri da record. “La trap è una derivazione del rap, ma secondo me non ha la forza del rap. Quello che ha colpito i giovanissimi sono questi pensierini invece dei temi duri e tragici del rap, e anche a livello di look c’è una maggior ricchezza di stili, colori e invenzioni. Quindi lo comprendo il successo che ha tra i giovani” – ha confessato il produttore discografico che si è poi lasciato andare ad una riflessione profonda – “la trap nasce fondamentalmente per divertimento. E poi la storia della musica ci ha insegnato che può succedere di tutto, anche il contrario di quello che stiamo dicendo adesso. È imprevedibile”. Parlando sempre di trap ha aggiunto: “servirà a contaminare il pop, cioè il pop dovrà tener conto di questo tipo di fenomeno. La trap è più un’atmosfera, sono tanti suonini, ma poca musica, e quindi ha bisogno di un’evoluzione. Comunque per il momento la trap in Italia sono Ghali e Sfera Ebbasta”.



Infine una riflessione concreta su come è cambiata la musica in tv: “la musica in televisione in Italia va valutata nella sua storia e attraverso le sue trasformazioni. Negli anni ’80 c’era Discoring che faceva una forte selezione sui dischi che uscivano. Poi con il passare del tempo i vari programmi-contenitore ospitavano i cantanti e le band che arrivavano facevano il loro pezzo e se ne andavano. La televisione e il pubblico però nel frattempo si stavano evolvendo e volevano qualcosa di più della semplice performance, anche perché nel frattempo c’erano i video-clip e le tv tematiche. Non è che la tv generalista ha iniziato a boicottare la musica, ma erano i musicisti che non riuscivano ad adattarsi allo strumento e capire come entrare con la propria arte in quel medium. Per questo poi sono nati i talent show, che hanno permesso alla musica di rientrare in tv facendo spettacolo”.