CLAUDIO RANIERI, ANCORA UNA VOLTA ALLA ROMA
Chi è Claudio Ranieri lo sappiamo ovviamente tutti: l’anagrafica ci dice che è nato a Roma e ha di recente festeggiato 73 anni, la storia recente racconta di un ritiro ufficiale almeno dai club (aveva detto di voler aspettare la chiamata di una nazionale) ma di un incredibile ritorno ad allenare, perché nel frattempo la Roma lo ha chiamato per la terza volta e in questo caso per prendere il posto di Ivan Juric. Ranieri sarà il terzo tecnico nella stagione giallorossa, già a metà novembre: non è questa la sede per approfondire i malesseri della piazza perché qui si parla di chi è Claudio Ranieri, un personaggio che, da qualunque angolazione lo si prenda, è uno di quelli che hanno il pregio di mettere d’accordo tutti a ogni latitudine e colore del tifo.
A dirla tutta ce ne sono ben pochi, e bisognerebbe scomodare le vecchie bandiere (da Totti a Del Piero, da Zanetti a Maldini e Franco Baresi) oppure leggende nazionalpopolari alla Roberto Baggio; Claudio Ranieri ha avuto questo grande merito nel corso di una carriera non ancora conclusa, quello appunto di sapersi fare apprezzare da tutti. La summa di questo? Stadio Olimpico, semifinale di Conference League tra Roma e Leicester: inquadrato sul maxischermo, ha ricevuto un’ovazione da parte di entrambe le tifoserie. Si è commosso, quella sera, come aveva fatto nel 2019 quando, al suo secondo addio giallorosso, la curva Sud gli aveva concesso un tributo pure nel giorno in cui si celebrava la partenza di un certo Daniele De Rossi. Storie che si intrecciano, e che sono utili nel dirci chi è Claudio Ranieri.
CLAUDIO RANIERI: UOMO DEI MIRACOLI E NON SOLO
Chi è Claudio Ranieri? Potremmo dire che è l’uomo dei miracoli: la sua carriera parla per lui. Il primo a Cagliari: nel 1988 si siede sulla panchina di una squadra in Serie C, nel giro di due anni la porta in Serie A e la salva. Il secondo a Parma: insperata e pazzesca salvezza anche grazie ai gol di Giuseppe Rossi arrivato nel corso del calciomercato invernale. Il terzo a Leicester, naturalmente: quella Premier League vinta davanti ai colossi inglesi rimane una delle imprese più assurde nella storia del calcio, tra i successi agli Europei di Danimarca e Grecia e poco altro, ma ancora più folle perché arrivato dopo una corsa di nove mesi, contro una manciata di partite nello spazio di poche settimane. In quel 2015-2016 per di più era emersa la vena “comica” o comunque ironica di Ranieri: una visita ai social permette di recuperare tutto. Ranieri è stato ed è questo.
Uomo dei miracoli e non solo perché, tra stagioni positive (potremmo citare Coppa di Spagna e Supercoppa Europea con il Valencia, promozione e Coppa Italia con la Fiorentina, il Napoli portato in Europa) e altre meno (con la Grecia, per esempio), Ranieri ha saputo essere un personaggio positivo, capace di sdrammatizzare e inquadrare successi e fallimenti nella loro giusta prospettiva (sintetizzando, un concetto molto simile a quello che Giannis Antetokounmpo ha espresso lo scorso anno in una conferenza stampa divenuta virale). Ecco chi è Ranieri, potremmo dire: un allenatore di calcio che è riuscito a legarsi a ogni squadra che ha guidato (c’è anche la Juventus) e che ha sempre espresso due grandi amori, il Cagliari e la Roma; che per amore dei giallorossi è uscito dal pensionamento, ma che è stato capace di non farsi identificare in uomo di Roma e della Roma. Non è poco, nel mondo di oggi.
CLAUDIO RANIERI E IL FUTURO DELLA ROMA
Abbiamo quindi detto chi è Claudio Ranieri, adesso però bisogna anche parlare, pur se ci saranno altre sedi per farlo, di cosa sarà Claudio Ranieri per la Roma. Una squadra che aveva investito su presente e futuro richiamando Daniele De Rossi: scelta sconfessata dopo pochi mesi, dovendo così riprendere tutto daccapo ma nella fretta di “accontentare” una piazza ed evitare di sprofondare. Al momento le cose sono peggiorate: Ivan Juric ha lasciato in eredità una Roma a -12 dalla zona Champions League, con 13 punti in 12 partite e attualmente in grande difficoltà in Europa League. Cosa potrà fare Ranieri? Magari anche riportare i giallorossi in Europa, ma poi? Se c’è una pecca, è quella di non avergli mai dato il tempo di mettere radici nella sua città.
Non fu così nel 2019, quando sostituì Eusebio Di Francesco e poi lasciò per l’avvento di Paulo Fonseca; non fu così di fatto nemmeno nel 2010, perché dopo quello scudetto sfiorato fu sì confermato come allenatore, ma solo per essere esonerato il febbraio seguente (aveva fatto 39 punti in 25 giornate) in favore di Vincenzo Montella. A margine del discorso su chi è Claudio Ranieri ci sentiamo di dire questo: benissimo che abbia ancora una volta risposto alla chiamata di un grande amore (potremmo dirla così), ma proprio per questo lui e la Roma dovranno chiarire che questi mesi in cui si sono ritrovati per la terza volta saranno necessari per costruire il futuro che, evidentemente, nel medio e lungo periodo dovrà nuovamente parlare di separazione. Un peccato, ma l’occasione sarebbe stata eventualmente prima.