Guglielmo Marconi, una delle figure più geniali e poliedriche della scienza in Italia a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento: tuttavia l’imprenditore e inventore bolognese, apprezzato anche come fisico nonostante molti non lo sappiano, non è conosciuto oggi come dovrebbe e soprattutto molti sottovalutano l’influenza che le sue scoperte hanno avuto sull’impetuoso sviluppo tecnologico del secolo scorso. Per questo motivo questa sera Rai 3, ore 22.20, attraverso lo “Speciale Guglielmo Marconi” ne vuole ricordare la figura in un documentario ricco anche di testimonianze, e che indaga non solo sulla figura pubblica del genio felsineo ‘padre della radio’ ma pure sul suo privato, la famiglia, gli amori e anche la morte.



In attesa di vedere su Rai 3 lo speciale curato da Massimo Gramellini, ripercorriamo le tappe salienti della vicenda terrena di quello che è ritenuto forse il più grande inventore che l’Italia post unitaria abbia mai avuto. Nato a Bologna nel 1874 in una ricca famiglia che aveva delle proprietà terriere da parte del padre Giuseppe (mamma Anne Jameson era rampolla di un grande distillatore di whiskey), il giovane Guglielmo ricevette i rudimenti della sua istruzione tra le mura di casa, ed è proprio grazie alle lezioni private, e non certo alle sporadiche frequentazioni scolastiche, che si appassionò al mondo della scienza e alla fisica. Fondamentale sarà la conoscenza di un vecchio telegrafista che lo avvierà a quello che è il suo destino: dopo aver approfondito gli studi sull’elettromagnetismo grazie anche a una perfetta conoscenza dell’inglese (merito delle letture dei grandi autori internazionali del campo), Marconi comincerà a sviluppare l’idea del telegrafo senza fili, ricorrendo alle onde elettromagnetiche per inviare segnali a distanza.



GUGLIEMO MARCONI, CHI E’ STATO E COME E’ MORTO: “C’E’ ANCORA TANTO DA FARE E…”

Nel 1984 approntò l’apparecchio che lo rese famoso e pochi mesi dopo diede vita al primo esperimento di trasmissione mediante onde radio in quel di una villa di Pontecchio, fuori Bologna, che segnerà la nascita dell’antesignana della radio. Il successo gli garantirà fama e appoggi statali per perfezionale la sua invenzione, con tanto di viaggio in Inghilterra a lavorare per le Poste di Sua Maestà, depositando il brevetto per la trasmissione di segnali radio a diversi chilometri di distanza. Gli esperimenti continueranno ancora ma a noi interessa soprattutto ricordare nel 1909 il Premio Nobel per la Fisica per via dei suoi studi. Detto del personaggio pubblico, unanimemente ritenuto il padre della radio, nel privato Marconi si sposò due volte: la prima con Beatrice O’Brien nel 1905 (ebbe tre figlie, di cui una morì presto, e un figlio), la seconda con Maria Cristina Bezzi-Scali che lo rese padre di Maria Elettra, oggi 90enne, e in onore della quale diede il nome anche al suo yacht.



L’anno della morte, era il luglio del 1937, vide Marconi ancora impegnato nei suoi studi sulle microonde. L’alacre impegno lo portò a pronunciare la celebre frase “In questo campo vi è ancora molto da fare”, poche ore prima del decesso. Da mesi infatti soffriva di problemi di cuore, una forma di angina pectoris che lo tormentava fino alla mattina del 19 luglio: dopo aver accompagnato la moglie in stazione Termini a Roma, avrebbe dovuto vedere il Duce Benito Mussolini, ma si sentì male e quella che sembrava la solita crisi cardiaca lo portò alla morte nel corso della notte, quel 20 luglio che era anche il giorno del settimo compleanno della figlia. Il giorno seguente la sua salma, rivestita con gli onori riservati agli Accademici d’Italia, fu portata alla Farnesina per ricevere l’ultimo omaggio prima di essere sepolta al termine del funerale svoltosi il 22 luglio: quel giorno, le stazioni di radiodiffusione di tutto il mondo si fermarono alle ore 18 per un minuto negli USA e addirittura cinque in Italia in onore dell’inventore bolognese.