Nato nel 1951 a Casal di Principe, in provincia di Caserta, Francesco Bidognetti sarebbe diventato uno dei boss dei Casalesi poco più che 20enne, camorrista tra i più famigerati e al vertice prima come braccio destro di Francesco Schiavone, detto “Sandokan”, poi come capo autonomo fino all’arresto del 1993 che lo ha visto finire in carcere in regime di 41 bis. Francesco Bidognetti è stato inoltre condannato per le minacce a Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione fatte in aula durante il processo di appello “Spartacus” a Napoli nel 2008.



Sposato e padre, si è legato sentimentalmente a una giovanissima di Napoli, Anna Carrino, dalla quale ha avuto altri tre figli. La donna gli sarebbe stata fedele fino alla decisione di diventare collaboratrice di giustizia, una delle voci femminili più importanti tra quelle dei pentiti in Italia, e in una intervista a Belve ha svelato alcuni aneddoti dietro la loro storia d’amore sfociata in una unione lunga diversi anni. Secondo il suo racconto l’ex compagno Francesco Bidognetti, la cui caratura criminale è stata tra le più rilevanti nel tessuto della camorra, era stato soprannominato “Cicciotto ‘e mezzanotte” per un preciso motivo: “Da piccolino – ha dichiarato l’ex compagna in tv –, faceva le gare di macchina con altri sempre puntuali a mezzanotte, e perciò fu chiamato così“.



Francesco Bidognetti, le origini e la storia fino all’arresto

Francesco Bidognetti è nato nel 1951 a Casal di Principe e la sua storia affonda le radici in uno dei capitoli di camorra più sanguinosi degli anni ’80. All’epoca sarebbe scampato a un agguato perché avrebbe usato come scudo umano una donna, l’insegnante Filomena Morlando, rimasta uccisa. Il primo arresto di Francesco Bidognetti risale al 1990 e dal 1993 è recluso al 41 bis. Sarebbe stato lui il mandante dell’omicidio di Gennaro Falco, medico “reo” di una mancata diagnosi tempestiva della neoplasia che avrebbe colpito la prima moglie, Teresa Tamburrino. Per il delitto sarebbe stato arrestato uno dei figli di Francesco Bidognetti, Raffaele, ritenuto l’esecutore materiale.



La successiva compagna del capoclan dei Casalesi, Anna Carrino, sarebbe stata arrestata nel 2007 con l’accusa di trasmettere al clan i pizzini di Bidognetti detenuto. Le sue rivelazioni come collaboratrice di giustizia avrebbero contribuito a emettere decine di ordinanze di custodia cautelare nei confronti di numerosi affiliati al clan. Nel dicembre 2012, sarebbe finito al centro di una inchiesta della DIA di Napoli con l’accusa di disastro ambientale: per gli inquirenti, Bidognetti avrebbe avvelenato falde acquifere per favorire il clan dei Casalesi.