Il 27 luglio 1992, otto giorni dopo la strage di via D’Amelio a Palermo in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, l’ispettore capo della Squadra mobile di Catania, Giovanni Lizzio, fu ucciso a colpi di pistola. Il primo poliziotto assassinato in quella città fulcro di una guerra senza sconti tra mafia e istituzioni. Aveva 45 anni e fu una delle vittime “eccellenti” di Cosa Nostra.
In quell’anno funesto, pochi mesi prima a morire fu il giudice Giovanni Falcone, ammazzato nella strage di Capaci con la moglie, Francesca Morvillo, e gli uomini della scorta. “Le regole dello sbirro“, in onda lunedì 18 settembre alle 23:20 su Rai 1, è una puntata speciale del programma televisivo Cose Nostre dedicata proprio all’ispettore Giovanni Lizzio. A volere la sua morte, secondo quanto avrebbero ricostruito gli inquirenti, il clan Santapaola con al vertice il boss Benedetto detto “Nitto”. L’unico che, nel 1996, avrebbe incassato un ergastolo per l’omicidio perché riconosciuto quale mandante. L’associazione “Libera” contro le mafie riporta che la morte del poliziotto Giovanni Lizzio, stando a quanto emerso, sarebbe stata accolta in alcune case di mafiosi con fiumi di spumante.
Chi era l’ispettore Giovanni Lizzio, primo poliziotto ucciso a Catania
Giovanni Lizzio era ispettore capo della Squadra mobile della questura di Catania e all’epoca della sua morte era responsabile della sezione antiracket. Fu ucciso a colpi di calibro 38, ricorda il sito della Polizia di Stato, la sera del 27 luglio 1992 a Catania. L’omicidio si consumò nel quartiere periferico di Canalicchio, mentre Giovanni Lizzio era fermo in auto a un semaforo. Secondo quanto ricostruito sull’agguato, il poliziotto sarebbe stato assalito da un commando di quattro sicari che, per neutralizzare un potenziale tentativo di difesa, lo avrebbero prima colpito al braccio destro e poi alla testa. Il decesso di Giovanni Lizzio sarebbe avvenuto dopo il trasporto in ospedale.
L’ispettore era al vertice del reparto antiestorsioni e il suo nome era diventato un simbolo lotta alla criminalità organizzata. Sposato e padre di due figlie, aveva compiuto 45 anni poche settimane prima, il 24 giugno, ed era l’agente più noto della città. La sua esperienza al servizio dello Stato lo aveva reso uno dei nomi di punta nella battaglia contro Cosa Nostra e le sue dinamiche perverse. Giovanni Lizzio era originario proprio di Catania e per un certo periodo avrebbe lavorato a Napoli, prima di ritornare nella sua terra. Poco prima di essere assassinato, il 18 luglio – un giorno prima del terribile attentato contro il magistrato antimafia Paolo Borsellino a Palermo – aveva condotto un’importante operazione sfociata nella cattura di 14 uomini del clan Cappello. Per l’omicidio dell’ispettore Giovanni Lizzio, nel 2003 è stato condannato all’ergastolo in via definitiva il capomafia Benedetto “Nitto” Santapaola. Nel 2007 l’ordine di arresto a carico di alcuni uomini ritenuti membri dello stesso clan Santapaola: Filippo Branciforti, Francesco Squillaci e Francesco Di Grazia, accusati di essere gli esecutori materiali del delitto.