Piotta, il Supercafone ospite a Boomerissima

Piotta, il rapper di Supercafone, torna in tv nell’ultima puntata di Boomerissima di Alessia Marcuzzi. Per tutti è e rimarrà il cantante di uno dei brani più in voga della fine degli anni ’90 che gli ha regalato la grande fama e popolarità. Una vera e propria consacrazione per il rapper che, intervistato da leggo.it, ha raccontato “è stato un momento molto piacevole: una gratificazione e anche la soddisfazione di vedere che in famiglia erano contenti perché il lavoro del figlio dava qualche frutto e si poteva considerare una cosa seria. Così mio padre divenne un fan!”.



Nonostante il grande successo però il rapper ha rifiutato un casino di proposte: “a me interessa solo fare musica. Mi piacciono meno tante cose che le girano intorno. Come la tv. Ricordo il Festivalbar: era tutto finto, anche gli applausi. Preferisco i miei concerti”. Una delle sue canzoni è diventata anche colonna sonora della serie Suburra: si tratta di “7 vizi capitale”: “sì, anche se quella serie aveva un taglio quasi cinematografico. Tra l’altro il brano era stato scritto per un film con Tomas Milian e Franco Califano, “Roma nuda”. Ma non è mai uscito per problemi legali”.



Piotta, non c’è solo il Supercafone

In realtà Piotta ha continuato a fare musica anche dopo il boom del 1998 con “Supercafone”. Proprio poco tempo fa ha pubblicato l’album “L’Ottavo Re (from 90’s archives)”, un album che ha raccontato la sua genesi artistica che ha raccontato così a tuttorock.com: “è stata colpa del Covid-19. Dato che io, come tutti, ero in ostaggio del Covid a casa, oltre alle dirette e alla scrittura dei brani nuovi, mi immergevo nella culla delle acque del passato, acque piene di ricordi bellissimi come i suoni e le rime di queste tracce legate agli anni d’oro delle origini, quelle mie, del rap romano e del rap italiano”.



Nelle canzoni parla molto di Roma con uno sguardo però verso il futuro: “il passato è bello, ma succede che a volte viene idealizzato, come quelle vecchie storie d’amore che finiscono e non ti ricordi più di tutte i motivi che lo hanno portato al traguardo. Il futuro invece ha quel fascino adrenalinico del mistero, a metà tra fallimento e successo. E comunque questo disco è così old che è futurista e selvaggio come lo sarebbe stato allora se fossero usciti ufficialmente singoli com Il Duello, per dirne uno”.