Karen McDougal sarebbe una delle due donne pagate da Donald Trump per tacere su un presunto flirt con l’ex presidente, secondo i giudici di New York. Ma chi è la figura al centro del caso giudiziario? Nata nel 1971 a Gary, in Indiana, e cresciuta nel Michigan, è un’ex coniglietta di Playboy di origini scozzesi, irlandesi e cherokee, come spiega il Corriere. Per lei un passato da insegnante in una scuola elementare prima di entrare nel mondo dello spettacolo.
Secondo la versione della donna, fornita a diversi media nel corso degli anni, l’incontro con l’ex capo della Casa Bianca sarebbe avvenuto nel giugno 2006 a Los Angeles, durante la registrazione di una puntata del reality show di Trump “The Apprentice” alla Playboy Mansion. I due si sarebbero conosciuti nel corso di un party in piscina organizzato da Hugh Hefner, editore della celebre rivista, con dozzine di conigliette. Tra le invitate anche Karen McDougal. Il Tycoon se ne invaghì, iniziando a corteggiarla, nonostante lei avesse 44 anni e lui 70.
Il rapporto tra Trump e Karen McDougal
Come rivelato da Karen McDougal, con Donald Trump combinarono un appuntamento per cena, mangiando bistecca e purè di patate. Si appartarono poi in un bungalow privato del Beverly Hills Hotel passando una notte insieme. Al termine dell’incontro, l’ex presidente offrì dei soldi alla sua partner. “No grazie, non sono quel tipo di ragazza” avrebbe risposto lei. Gli aneddoti, riportati nella ricostruzione dai vari media americani, mostrano un rapporto fatto di sesso e incontri spinti: ne esce un ritratto di Donald Trump come un uomo che non sa resistere alla passione sfrenata.
Il 4 novembre 2016 l’ex presidente avrebbe offerto un pagamento per il silenzio di Karen, quattro giorni prima delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, proprio American Media Inc., editore del National Enquirer, sborsò 150mila dollari per i diritti esclusivi sulla storia, costringendo l’ex modella a non dire nulla. Eppure troppe persone, tra amici e conoscenti dell’ex Playboy, iniziarono a parlare di ciò che sapevano, costringendo anche lei ad uscire allo scoperto. La manovra giornalistica sarebbe stata orchestrata da Trump, secondo i media: infatti David Pecker, presidente e CEO di American Media, è un amico dell’ex presidente e negli USA sono certi del fatto che non avrebbe pubblicato nulla senza il suo consenso.