KEN MILES, CHI È IL PERSONAGGIO REALE DI “LE MANS ’66 – LA GRANDE SFIDA”

Chi è stato Ken Miles, il pilota protagonista, assieme a Carroll Shelby, di “Le Mans ’66 – La grande sfida”? Questa sera, in prime time su Rai 1 (ore 21.25), andrà infatti in onda la pellicola diretta da James Mangold e che, fedele al titolo originale in inglese –“Ford v Ferrari”– racconta dell’epico duello nella seconda metà degli Anni Sessanta nel corso della gara di endurance in terra francese tra la casa automobilistica americana e quella di Maranello: il biopic candidato l’anno successivo a ben quattro statuette degli Academy Awards, tra cui quella per il Miglior Film, racconta infatti della sfida lanciata dall’imprenditore Carroll Shelby (interpretato da Matt Damon) e il pilota Ken Miles a bordo della Ford GT40 alla Ferrari che in quel periodo faceva il brutto e il cattivo tempo alla 24 Ore di Le Mans.



Ma chi è stato Kenneth Henry Jarvis Miles, questo pilota britannico protagonista dell’epica edizione del 1966 e scomparso purtroppo prematuramente? Partiamo dall’inizio ovvero dal 1918 quando Ken Miles nacque a Sutton Coldfield (West Midlands): qui, sin da piccolo, crebbe in lui l’amore per il mondo dei motori tanto da cominciare a gareggiare con le moto da bambino; dopo aver servito nell’esercito nel corso della Seconda Guerra Mondiale col grado di sergente (prese pure parte al fatidico D-Day del 1944), Miles divenne padre del piccolo Peter -questi tornerà di nuovo nella nostra storia…- e riprese a correre al volante di diverse vetture tra cui Alfa Romeo, Bugatti e Alvis. La svolta però arriva nel 1951 coltrasferimento in California, negli Stati Uniti, dove comincia a lavorare per le Gough Industries e inanella una serie di vittorie consecutive con una MG TD nelle gare SCCA (1953). Negli States cominciò sempre più a interessarsi anche della progettazione delle vetture che poi guidava conseguendo vari successi sul finire degli Anni Cinquanta in diverse competizioni.



KEN MILES, BEFFA A LE MANS: POI LA TRAGICA MORTE IN UN…

Una seconda svolta nella vita di Ken Miles arrivò con la collaborazione con Carroll Shelby, di cui parliamo quest’oggi in un articolo a parte: nonostante fossero molto distanti caratterialmente (più fumantino e, si dice, anche arrogante il britannico), i due andarono molto d’accordo con l’imprenditore affascinato dall’abilità sia come tecnico sia come pilota/collaudatore dello stesso Miles. Questi fu importante nello sviluppo nelle versioni da strada e da corsa di alcune vetture di punta dell’azienda di Shelby: e qui prende le mosse il film di Mangold, ovvero dal ritiro di Shelby dalle corse e dal loro sodalizio sotto l’egida Ford per provare a vincere a Le Mans contro la quasi imbattibile Ferrari. Miles fece infatti parte del team Shelby/Cobra alla 24 Ore con la mitica Ford GT40, vettura con cui ottenne anche alcuni dei più importanti successi della carriera.



Nella corsa-maratona del 1966, come sappiamo, Miles arrivò secondo (per via di una foto con le tre auto Ford che dovevano tagliare insieme il traguardo e la beffa di Bruce McLaren sul traguardo ai danni di un Ken che aveva rallentato apposta…): non solo, a questa si aggiunse un’altra beffa perché, a causa di un cavillo del regolamento, al pilota inglese venne così tolto pure il primato di essere l’unico nella storia ad aver trionfato a Sebring, Daytona e a Le Mans nel corso dello stesso anno. La morte per Miles arriverà pochi mesi dopo: durante una sessione di collaudi della GT40 sul circuito di Riverside, perse il controllo dell’auto che si ribaltò a grande velocità e prese fuoco. Miles morì sul colpo sotto lo sguardo non solo dell’amico Shelby ma pure del figlio Peter. Solamente tanto tempo dopo, nel 2001, il pilota venne inserito nella Motorsports Hall of Fame of America, mentre è grazie al film di Mangold e all’interpretazione di Bale che oggi la figura di Miles è tornata ad essere ricordata come merita.