Luciano Violante, dagli studi di giurisprudenza alle vita politica

Il mondo della politica, così come quello della magistratura italiana, sono ricchi di personaggi che hanno fatto la storia del nostro Paese con il loro contributo. Fra questi, impossibile non menzionare il ruolo nevralgico svolto da Luciano Violante, soprattutto nel merito della lotta alla mafia e a ridosso degli anni ottanta e novanta. L’ex presidente della Camera è nato nel 1941 a Dire Daua in Etiopia, presso un campo di concentramento dove la sua intera famiglia era detenuta per volontà degli inglesi. Alla base della controversia vi era la professione paterna, giornalista comunista, che fu costretto a lasciare il Paese in virtù del regime fascista.



Luciano Violante ha seguito le orme paterne dedicandosi agli studi di Giurisprudenza, impreziositi dall’onore di essere assistente di Aldo Moro. Diverse sono state le cariche ricoperte dall’ex magistrato durante la sua carriera. Dalle ambizioni politiche al ruolo di presidente della commissione parlamentare antimafia dal 1992 al 1994. L’ultimo impegno di prestigio risale invece al 2001 nel ruolo di presidente della Camera a partire dal 1996.



Luciano Violante, la “scoperta” del legame tra mondo politico e massoneria deviata

L’attività politica di Luciano Violante parte dal 1979 arrivando fino al 2008; nello specifico, in questo arco temporale ha avuto un ruolo cruciale come parlamentare alla Camera dei deputati. L’ex magistrato ha anche ricoperto la carica di presidente del gruppo Democratici di Sinistra – L’Ulivo, seppur per un breve periodo. Oltre all’ambiziosa e longeva carriera politica e da magistrato, con un impegno florido nella commissione antimafia tra il 1992 e 1994, Luciano Violante è anche uno stimato docente universitario. Nel 1970 divenne infatti libero docente di Diritto Penale presso l’Università degli Studi di Torino.



Il ruolo di Luciano Violante nella lotta alla mafia si è avvertito in modo particolare proprio a ridosso degli ultimi mesi della sua carica di presidente della commissione antimafia. Nel 1994 fu minacciato di morte da Totò Riina, a capo di Cosa Nostra; inoltre, sia Giulio Andreotti che Silvio Berlusconi ebbero da ridire nel merito del suo operato con quest’ultimo che ne chiese le dimissioni sempre nel 1994. Al lui si deve nel 1993 l’operazione choc che portò alla luce l’esistenza di un terzo livello della mafia, ovvero il collante tra mondo politico e massoneria deviata. Per quanto concerne la vita privata di Luciano Violante non sono reperibili particolari informazioni. L’ex magistrato ha sempre avuto a cuore privacy e discrezione e nel tempo libero ama trascorrere le giornate in compagnia della sua famiglia.