Il 1° maggio 2014, padre Gratien Alabi uccise Guerrina Piscaglia dopo un incontro in canonica a Ca’ Raffaello, in provincia di Arezzo. Per l’omicidio della 50enne, il cui corpo non è mai stato ritrovato, l’uomo ha incassato una condanna definitiva a 25 anni di reclusione emessa in Cassazione nel 2019. Tanti, secondo i giudici, gli indizi a suo carico per ritenerlo responsabile del delitto anche senza cadavere. Ma chi è padre Gratien e perché, secondo l’accusa, avrebbe ucciso la donna?
Noto nella comunità toscana come padre Graziano, Gratien Alabi Kumbayo, questo il suo nome completo, è un ex monaco di origine congolese espulso dall’Ordine religioso dei Premostratensi dopo il suo coinvolgimento nell’inchiesta sulla scomparsa e sull’omicidio di Guerrina Piscaglia. Oggi sconta la sua pena nel carcere di Opera, ma all’epoca dei fatti che lo video finire sul banco degli imputati per omicidio e occultamento di cadavere era viceparroco nella frazione aretina teatro della sparizione della donna.
Il movente dell’omicidio di Guerrina Piscaglia e il depistaggio: padre Gratien avrebbe agito perché…
Secondo la ricostruzione dell’accusa a carico di padre Gratien Alabi, il movente dell’omicidio di Guerrina Piscaglia sarebbe da rintracciare nella sua volontà di mettere a tacere per sempre la donna, 50 anni al momento della scomparsa, per paura che rivelasse la loro relazione clandestina.
Il 1° maggio 2014, la donna uscì di casa e non fece più ritorno. Tra i due, gli inquirenti avrebbero scoperto circa 4mila messaggi e padre Gratien fu poi inchiodato dal tentativo di depistaggio che avrebbe messo in atto sostituendosi a Guerrina Piscaglia nell’invio di alcuni sms dal cellulare della stessa vittima, apparsi immediatamente strani per via dell’italiano sgrammaticato con cui furono confezionati.
Omicidio Guerrina Piscaglia, il marito della vittima contro padre Gratien Alabi: “Era un violento”
10 anni dopo la scomparsa di Guerrina Piscaglia, il marito Mirko Alessandrini ha parlato di padre Gratien Alabi, che non ha mai confessato il delitto, e della richiesta di risarcimento attraverso i microfoni del Corriere della Sera. Stando al suo racconto, l’ex viceparroco congolese sarebbe stato “un violento” e la famiglia della 50enne avrebbe chiesto un milione di euro alla Diocesi di Arezzo perché, a detta di Alessandrini, i vertici sarebbero stati a conoscenza delle sue condotte e non avrebbero fatto niente per fermarlo.
In primo grado, padre Gratien Alabi era stato condannato a 27 anni di carcere ridotti a 25 in appello a Firenze, sentenza poi confermata in via definitiva dalla Cassazione nel 2019.