Mattia di Codogno è il “vero” paziente 1 di coronavirus in Italia? Il dubbio è emerso dopo che il Fatto Quotidiano ha parlato di un altro caso registrato tra la fine di gennaio e i primi giorni di febbraio. È quello di un uomo che vive e lavora a Milano. Dopo aver avuto febbre e tosse, viene ricoverato in ospedale. È il 10 febbraio. La diagnosi è “coinvolgimento polmonare bilaterale con opacità del vetro smerigliato, che ha richiesto cure intensive”. La positività al virus Sars-Cov-2 è stata identificata solo il 20 febbraio, giorno in cui all’ospedale di Codogno viene certificato col tampone rinofaringeo che il primo paziente malato di coronavirus in Italia è il 38enne del posto, Mattia. La notizia è stata smentita ieri dall’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera nella conferenza stampa per il bollettino della Regione Lombardia: «Siamo qui a smentire una fake news. Ci sono venuti a raccontare che il paziente 1 non sarebbe Mattia, ma in Lombardia ci sarebbero stati altri pazienti 1. Tutto questo è semplicemente falso, abbiamo chiamato al Sacco – che avrebbe avuto un paziente ricoverato in precedenza – per chiedergli informazioni». Nessun riferimento, invece, al servizio di Report, che aveva approfondito questo aspetto gettando altre ombre.
CHI È PAZIENTE 1 CORONAVIRUS IN ITALIA, PARLA DIRETTORE DEL SACCO
Nella conferenza stampa di ieri della Regione Lombardia è intervenuto sul tema anche il dottor Giuseppe De Filippis, direttore dell’ASST Fatebenefratelli Sacco. «Il paziente 1 è quello che conosciamo, Mattia: la diagnosi di positività è stata data il 20 febbraio e abbiamo attivato l’unità di crisi regionale». De Filippis fa poi esplicito riferimento all’articolo: «Cita i due casi noti in Italia, quello del cinese dello Spallanzani e poi il caso del paziente 1, per cui si riporta che è stato diagnosticato prima del 20 febbraio, che però è la data di inizio sintomi. L’articolo riporta la verità, ovvero che Mattia è il paziente 1». Secondo quanto spiegato dal medico, la notizia trae ispirazione da un articolo scientifico pubblicato dall’Istituto superiore di sanità riguardo uno studio sulla filogenesi del coronavirus in Italia che sarebbe stato «mal interpretato dal giornalista», perché «confonde la conferma della positività fatta dall’ospedale Sacco, il cui laboratorio era in quel momento uno dei tre autorizzati, sul territorio regionale, per il Covid-19, con il ricovero di un ulteriore paziente, oltre a Mattia, in un ospedale di Milano». L’articolo scientifico evidenzia che i sintomi del paziente erano cominciati prima del 20 febbraio, «ma questo non significa che c’è stato un altro soggetto positivo al virus. Il riferimento, seppure non esplicitato, era al paziente di Codogno, che ha fatto risalire, i sintomi a tale data».