Renato Curcio, la genesi e attività da brigatista

Renato Curcio, nato nel 1941, è stato uno dei principali esponenti del movimento brigatista di estrema sinistra italiano come fondatore delle Brigate Rosse insieme ad altri esponenti, tra cui la moglie Mara Cagol. Oggi è impegnato nel mondo dell’editoria dopo aver lasciato al passato i suoi trascorsi da protagonista sovversivo e violento nella prima metà degli anni ’70. La sua azione come esponente degli ideali rivoltosi ebbe inizio con la fondazione del Collettivo Politico Metropolitano, arrivando poi alla formazione con altri del primo nucleo di lotta armata sotto la denominazione di Brigate Rosse.



Renato Curcio nel corso della sua attività per le Brigate Rosse partecipò, anche se in alcune circostanze solo come mente, alle principali azioni sovversive degli anni di piombo. Dopo i primi anni trascorsi a professare gli ideali rivoluzionari, nel 1970 avviene la sua prima azione violenta caratterizzata dal passaggio alla lotta armata. Il 17 settembre di quell’anno fu preso di mira Giuseppe Leoni, allora dirigente della Sit Siemens. Renato Curcio partecipa all’attentato all’auto dell’uomo, che viene incendiata, primo atto sovversivo contro il movimento industriale. Il suo nome è accostato anche all’omicidio di Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola, esponenti del Movimento Sociale Italiano uccisi il 17 giugno del 1974. Nello stesso anno, il brigatista fu arrestato grazie ad un’operazione magistrale del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, salvo poi essere liberato l’anno successivo da un’incursione delle BR guidata dalla moglie Mara Cagol.



Renato Curcio, dal dibattito politico sulla grazia chiesta da Cossiga all’attualità nel mondo intellettuale

Dopo la fuga dal carcere nel 1975, Renato Curcio non ha più un ruolo centrale come brigatista seppur vicino alle ultime operazioni condotte dalle BR e da sua moglie Mara Cagol. Nel ’76 viene nuovamente arrestato dopo un anno di latitanza, scovato in un appartamento di Milano insieme a Nadia Mantovani. In seguito ai numerosi capi d’imputazione, verrà condannato a 28 anni di reclusione. Proprio negli anni di prigionia inizia il suo percorso di redenzione che lo porteranno ad avvicinarsi al mondo intellettuale e precisamente della scrittura.



Prima delle sue esperienze editoriali, Renato Curcio viene chiamato in causa dall’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. L’esponente politico propone la grazie per l’ex brigatista, generando scompiglio in tutte le compagini politiche. Il più energico nelle proteste fu Marco Pannella che definì quella proposta come un attentato alla Costituzione stessa. I tumulti durarono per diversi mesi, portando Cossiga a lasciare che la proposta cadesse nel dimenticatoio. Scarcerato nel 1998, ha iniziato il suo corposo impegno nel mondo dell’editoria con il progetto Sensibili alle foglie, da lui stesso fondato. Nonostante la mancanza di studi nel settore, ancora oggi la cooperativa si concentra su temi come immigrazione, controllo sociale e disabilità, con particolare riferimento alla condizione delle carceri e dei manicomi.