Rosario Angelo Livatino, la lotta contro la mafia

Rosario Angelo Livatino è nato a Canicattì nel 1952 ed è stato un magistrato italiano riconosciuto per le sue battaglie contro la malavita organizzata di stampo mafioso. Il suo impegno per la legalità e contro le ingerenze mafiose gli costò la vita, il 21 settembre del 1990, a causa di un’azione a sangue freddo organizzata dalla Stidda; assassinato proprio mentre raggiungeva il tribunale. La lotta contro la mafia di Rosario Angelo Livatino è iniziata nel 1979, quando venne scelto come sostituto procuratore per il tribunale di Agrigento. Rivestì tale carica fino al 1989, anno in cui passò a svolgere l’attività di giudice.



Nel corso del decennio di operatività ad Agrigento, Livatino portò avanti alcune delle indagini più delicate contro la mafia e la corruzione; in particolare, al suo contributo si deve la scoperta di un giro di tangenti che dalla Sicilia interessava tutto il territorio nazionale. Le inchieste da sostituto procuratore fecero luce sulle illegalità di numerosi imprenditori catanesi, scoprendo quella che poi fu definita la Tangentopoli siciliana. Rosario Angelo Livatino condusse inoltre la prima vera operazione contro la mafia agrigentina che sfociò nel maxi-processo che vide coinvolti alcuni dei principali esponenti politici siciliani.



Rosario Angelo Livatino, ucciso dalla Stidda

Il forte impegno profuso nella lotta criminale da Rosario Angelo Livatino generò scompiglio tra la malavita organizzata; le sue iniziative da sostituto procuratore stroncarono sul nascere operazioni economiche che sarebbero valse diversi miliardi di lire. La sua lotta alle illegalità purtroppo gli costò la vita, il 21 settembre del 1990. Mentre era in auto e senza scorta diretto proprio verso il tribunale, 4 esponenti della Stidda – organizzazione criminale mafiosa – lo speronarono. A nulla valsero i tentativi di fuga; fu prima ferito e poi ucciso a sangue freddo con diversi colpi di pistola.



La morte di Rosario Angelo Livatino sconvolse tutto l’ambiente, portando per anni a lottare per fare luce sugli autori dell’efferato delitto. Ci furono ben 3 processi prima di arrivare alla conclusione del caso, l’ultimo datato 1997. Essenziale nel percorso giudiziario fu la figura di un agente di commercio milanese di nome Pietro Nava; il suo contributo oculare diede modo non solo di partire subito con le indagini ma anche di organizzare i primi arresti. La sentenza del 1998 decretò l’ergastolo per Antonio Gallea e Salvatore Calafato, autori materiali del delitto. Oltre l’operato della giustizia, la memoria di Rosario Angelo Livatino – in onore del suo pregevole lavoro per la giustizia italiana – è stata impressa nella storia con un processo di beatificazione compiuto nel 2021; il primo magistrato beato nella storia cattolica.