Willy Monteiro Duarte è morto in un brutale pestaggio avvenuto a Colleferro (Roma) la notte tra il 6 e il 7 settembre 2020. Origini capoverdiane, 21 anni e una storia di giovane perbene dedito al suo lavoro, sarebbe stato massacrato per futili motivi finendo per essere ucciso in meno di un minuto. Secondo l’accusa, a stroncare la sua vita sarebbero stati altri giovani poi finiti a processo: i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. 



La storia di Willy Monteiro Duarte è al centro di un documentario intitolato Preghiera per Willy Monteiro e in onda su Rai 3 l’8 settembre 2023, a tre anni dai tragici fatti di Colleferro. Un racconto che attraversa i luoghi teatro del dramma, con un focus sulle persone che hanno vissuto il dolore in prima persona: i parenti e gli amici della vittima, ma anche quelli dei presunti assassini. Imputati del delitto, i quattro giovani sono stati sottoposti a due gradi di giudizio e i legali avrebbero annunciato ricorso in Cassazione. In primo grado, i fratelli Bianchi accusati dell’omicidio hanno incassato l’ergastolo, pena ridotta in appello a 24 anni perché riconosciute le attenuanti generiche. Confermate in secondo grado le sentenze a carico di Mario Pincarelli e Francesco Belleggia per concorso in omicidio: 21 e 23 anni di reclusione.



Chi era Willy Monteiro Duarte, ucciso a Colleferro

Willy Monteiro Duarte è stato ucciso a calci e pugni a ridosso del suo 21° compleanno, massacrato in meno di un minuto fuori da un locale a Colleferro. Residente a Paliano, nella provincia di Frosinone, è stato descritto dalla famiglia come un ragazzo senza grilli per la testa, impegnato nel su lavoro in un locale del posto: “Ha cominciato subito a lavorare, quando ancora stava a scuola – ha raccontato la mamma, Lucia Monteiro Duarte, lavorava i fine settimana in un ristorante a Paliano”.

Dopo la riduzione della pena in appello a carico dei fratelli Bianchi, la madre di Willy Monteiro Duarte ha commentato la sentenza con poche parole, dense di dolore e amarezza: “Più o meno me l’aspettavo. Nessuna sentenza mi darà più mio figlio. Sento di avere avuto giustizia? Accetto la giustizia che è stata fatta. Il perdono è un’altra cosa. Non provo rabbia, non so se è una sentenza giusta o non giusta“. L’omicidio di Willy, secondo la ricostruzione, sarebbe avvenuto in appena 50 secondi: meno di un minuto di cieca violenza per spezzare una vita di sogni e speranze.