Di padre in figlia, la passione per l’arte e l’amore per la musica sono quasi un flusso continuo; da Zucchero a Irene Fornaciari, con quest’ultima che rappresenta appieno come andare oltre l’etichetta di figlia d’arte, impressionando con una propria personalità ed estro. All’anagrafe Adelmo Fornaciari, meglio noto come Zucchero; pseudonimo che pare nasca da un soprannome ricevuto da una sua maestra delle elementari.
La carriera di Zucchero – padre di Irene Fornaciari – non necessita di presentazioni; tra i mostri sacri della musica italiana il suo nome è impresso in maniera indelebile. Brani iconici, capaci di veicolare messaggi importanti e antifone tutte da scoprire e che nel tempo hanno fatto scuola per giovani artisti alla ricerca del medesimo successo. Eppure, anche per il cantautore non sono mancati tempi difficili, momenti di difficoltà che hanno messo a dura prova non solo la sua voglia di vivere ma anche la stessa carriera. Alcune settimane fa, intervistato da Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera, Zucchero ha infatti raccontato di aver dovuto fare i conti con la depressione.
Zucchero Fornaciari lo ‘spettro’ della depressione: “Non volevo più salire sul palco…”
“Ero davvero depresso; leggevo Bukowski perché almeno lui stava peggio di me… Volevo farmi fuori, stavo malissimo. Attacchi di panico fortissimi, cose che non auguro a nessuno”. Questo il racconto choc di Zucchero Fornaciari, esempio di come – erroneamente da come spesso si pensa – non basta il successo per avere quella tranquillità mentale che faccia da scudo a momenti di crollo emotivo e psicologico. “Prendevo il Prozac ma non sentivo più niente; dopo ‘Oro incenso e birra’ mi chiamarono prima al Freddie Mercury Tribute, poi Sting, insomma mi sono capitate cose bellissime, ma non me le sono godute”.
Zucchero – padre di Irene Fornaciari – è poi entrato nel dettaglio , sempre nell’intervista per il Corriere della Sera , di quei momenti di forte crisi. “Ero al massimo del successo e non volevo più salire sul palco, non volevo fare la tournée di ‘Miserere’. Ero l’unico rocker ad andare in tour con lo psichiatra al seguito”. Il cantante ha poi aggiunto: “Mi dissero: ‘Lui ti da la pasticca e tu suoni, altrimenti ti ricoveriamo all’ospedale psichiatrico di Pisa e devi restarci un mese, perchè se annulliamo la tournée faranno i controlli’”.