Durante la diretta di Domenica In, Marina Cicogna ha parlato, con Mara Venier, del fratello, Bino. “Eravamo quasi coetanei, ma molto differenti di carattere. Ha avuto una sorella che aveva più personalità e forza di lui e penso che un pochino abbia vissuto alla mia ombra. Quando hanno deciso che mi sarei dovuta occupare della Eurofilm e lui fu messo a gestire le finanze, gli rovinarono la vita. Mi ha sempre fatto moltissima tenerezza, ma abbiamo sempre fatto una vita differente. Quando usciva beveva il latte, e penso che qualcuno ad un certo punto gli abbia rifilato qualcosa perché è cambiato moltissimo. Adesso quando faccio dei sogni bizzarri, lui c’è sempre, prima non lo sognavo così tanto, è impressionante”.



Passando, poi a parlare della morte di Bino Cicogna, la sorella Marina racconta che “il suicidio ti colpisce perché ti senti sempre un po’ colpevole per non aver fatto abbastanza e non aver capito come una persona veramente sta. Lui l’ho visto due o tre giorni prima, mi disse che andava a Rio e partì con un passaporto fasullo, successero un sacco di cose, ma questa roba non mi sembrava potesse condurlo ad un gesto di quel tipo. Ad un certo punto disse a mio padre che voleva gli comprasse una fattoria nel nord del Brasile. Lui gli disse di stare un po’ di mesi lì per vedere come andava, lo prese come un rigetto e la mattina dopo lo trovarono morto”. (Agg. di Lorenzo Drigo)



Bino Cicogna, diamante grezzo del cinema italiano: il contributo per il genere western

Il mondo cinematografico, osservato dal punto di vista di chi dirige e non si cimenta direttamente sul set, spesso può raccontare storie che rappresentano tanto il talento quanto il peso del dolore. Tali aspetti sono riconducibili alla storia di Bino Cicogna, all’anagrafe Giuseppe Ascanio Cicogna. Il suo nome non è noto unicamente come fratello di Marina Cicogna – che con lui ha condiviso la passione per il cinema – ma soprattutto per le gesta che lo hanno caratterizzato tra ’50 e ’60.



Binco Cicogna è stato uno dei più promettenti e ambiziosi produttori cinematografici; nato a Roma nel 1935 e scomparso tragicamente – oltre che troppo presto – a Rio de Janeiro nel 1971. La sua morte è stata oggetto di un dibattito quasi internazionale, dalla tesi del suicidio al presunto omicidio. Prima di addentrarsi nella dolorosa storia della sua dipartita, è doveroso segnalare alcuni dei suoi lavori principali e che sono ancora oggi considerati come capolavori del cinema italiano e non solo. Impossibile non citare C’era una volta il West, di Sergio Leone, vero e proprio capolavoro del genere western. Non meno rilevanti I Cannibali e Nell’anno del Signore, oltre al celebre I quattro dell’Ave Maria con la coppia iconica di Bud Spencer e Terence Hill.

Bino Cicogna, il controverso “caso” del suicidio e il dolore di sua sorella Marina Cicogna

La carriera come produttore cinematografico di Bino Cicogna viene però, come anticipato, interrotta dalla sua tragica scomparsa a Rio de Janeiro nel 1971, a soli 36 anni. Il fratello di Marina Cicogna si trovava in Brasile sotto falso nome e con documenti intestati ad un certo Giorgio Del Magno. A trovarlo senza vita – vittima di soffocamento a causa del gas inalato – il capo della polizia di Botafogo definì l’accaduto come suicidio. La notizia chiaramente ebbe una clamorosa risonanza in Italia, gettando nello sconforto in particolare sua sorella Marina Cicogna con la quale aveva sempre avuto un rapporto viscerale.

Bino Cicogna e sua sorella Marina si erano visti qualche mese prima a Londra, poco dopo il fallimento della società di produzione gestito dalla madre, la Euro International Film. Proprio questo periodo buio dal punto di vista professionale è stato considerato alla base della scelta del produttore di arrivare al tragico passo del suicidio. In Italia però l’opinione pubblica sembrava convinta del contrario; diverse inchieste e indiscrezioni tormentarono la vicenda con l’obiettivo di far luce. Alla fine però, nonostante le diverse teorie, le circostanze quasi rocambolesche e le ferme convinzioni di una parte del mondo giornalistico, mai si arrivò a trovare le prove in favore della tesi dell’omicidio.