La terza puntata della nuova edizione di “Cose Nostre”, in onda lunedì 26 giugno alle 23.30 su Rai 1, si focalizzerà sull’estate dei veleni che si consumò nel 1989 al Palazzo di Giustizia di Palermo. L’ambiente fu sconvolto dalle lettere anonime inviate dal Corvo di Palermo (questo lo pseudonimo con cui lo battezzò il giornalista del settimanale Epoca Pietro Calderoni), la cui identità resta tuttora un mistero.
Le missive accusavano il giudice Giovanni Falcone di avere favorito il rientro dall’America in Sicilia del pentito Salvatore Contorno e di averlo armato per commettere dei veri e propri “omicidi di Stato”. L’autore delle lettere sembrava conoscere tutti i segreti del Palazzo di giustizia. Le indagini sul killer di Cosa Nostra erano infatti molto riservate, tanto che soltanto tre o quattro magistrati. È per questo motivo che scoppiò un vero e proprio scandalo. Era di fondamentale importanza comprendere in breve tempo chi fosse la talpa.
Corvo di Palermo, chi era: l’arresto e l’assoluzione di Alberto Di Pisa
La caccia al Corvo di Palermo portò ad Alberto Di Pisa, il magistrato della Procura del capoluogo siciliano titolare dell’inchiesta Mafia e appalti. Era uno dei colleghi più stretti del giudice Giovanni Falcone. A indicare il suo nome pubblicamente fu proprio il giornalista Pietro Calderoni e la magistratura gli diede credito, tanto che l’uomo fu accusato di calunnia aggravata e dovette affrontare un pesante calvario giudiziario e mediatico.
La prova centrale sarebbe dovuta essere una impronta digitale. In un primo momento quella del magistrato e dell’autore delle lettere sembravano coincidere perfettamente, mentre in secondo luogo questa versione iniziò a traballare. Alberto Di Pisa fu condannato in primo grado nel 1992 e assolto l’anno successivo in Cassazione. Il magistrato da parte sua si è sempre dichiarato innocente, fino alla morte avvenuta nel 2022. L’identità del Corvo di Palermo resta tuttora un mistero.