Lee Harvey Oswald perché si rese responsabile dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy il 22 novembre 1963 a Dallas? Magazziniere, attivista castrista, ex marine, il giorno in cui l’America perse la sua innocenza, Oswald si alzò normalmente alle 7 del mattino, poi salutò la moglie e uscì di casa come niente fosse. In realtà Oswald aveva già chiarissimo in testa che il viaggio del presidente Kennedy a Dallas poteva rappresentare un’occasione irripetibile per “fare la storia”, per compiere quel gesto “rivoluzionario”, lui, comunista, che avrebbe potuto dargli la popolarità tanto desiderata. Così fu.



I suoi colpi di fucile, esplosi dal sesto piano di un palazzo limitrofo alla strada in cui JFK viaggiava a bordo della limousine presidenziale, cambiarono per sempre la traiettoria degli Stati Uniti. Dopo la sparatoria, Oswald comprò una bibita per non dare nell’occhio; poi, presa la sua pistola, iniziò a girovagare per la città senza meta. Quando un poliziotto lo fermò poiché il suo identikit corrispondeva al sospettato, Oswald lo uccise con alcuni colpi di pistola. Ad incastrarlo la cassiera di un cinema, che lo vide camminare con fare sospetto e poi entrare senza pagare il biglietto. Oswald fu fermato da 26 poliziotti per l’assassinio del collega. Solo un’ora dopo che Oswald fu portato alla prigione di Dallas, il direttore dell’FBI J. Edgar Hoover, appuntò su un memorandum al suo assistente: “Ho chiamato il procuratore generale a casa sua e gli ho detto che penso di avere tra le mani l’uomo che ha ucciso il presidente”.



Chi è Lee Harvey Oswald, l’uomo che uccise Kennedy?

Oswald ufficialmente non confessò mai di avere sparato a John Fitzgerald Kennedy. Né ebbe mai il tempo materiale per farlo. Il 24 novembre, mentre veniva trasferito dalla centrale di polizia di Dallas alla prigione della contea, venne infatti assassinato da Jack Ruby, mitomane già noto alle forze di polizia nonché fervente sostenitore di JFK, che dichiarò di voler passare alla storia come l’uomo che aveva vendicato il presidente; nonché di volere risparmiare a Jacqueline il doloroso dovere di testimoniare al processo. Sono tante, e le più disparate, le teorie del complotto che ruotano attorno all’assassinio di Kennedy e al ruolo di Lee Harvey Oswald. Dal coinvolgimento dell’FBI e del direttore Hoover a quello dei castristi (e degli anti-castristi), fino ad arrivare alla CIA, alla mafia e al sindacato dei trasportatori. Proprio pochi giorni fa l’amministrazione Biden ha pubblicato circa 1.500 pagine di documenti finora rimasti segreti dai quali emerge, tra le altre cose, che Oswald incontrò a Città del Messico il console Valeriy Vladimirovich Kostikov, agente del Kgb, due mesi prima dell’assassinio. C’era la mano dell’Unione Sovietica dietro l’assassinio del presidente americano? Oggi la risposta ufficiale di cui disponiamo è quella fornita dalla United States House Select Committee on Assassinations (HSCA) nel 1979. L’apposita commissione, basandosi in parte su prove acustiche, ipotizzò che vi fossero stati 4 spari, di cui tre (compreso quello mortale) da parte di Oswald e uno forse di un altro cecchino. Essa concluse che Lee Harvey Oswald potrebbe avere agito nel quadro di un progetto coinvolgente più persone.

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