Era una grande speranza per chi ha sconfitto il Coronavirus, che ora, però, sembra venire meno: nessuno può definirsi immune, neppure chi la malattia l’ha già avuta. Come sottolinea una ricerca italiana pubblicata sulla rivista BMJ Global Health, è probabile che “l’immunità acquisita dopo l’infezione virale non solo potrebbe non essere protettiva, ma addirittura potrebbe favorire reinfezioni con sintomi più gravi”, mentre uno studio condotto al King’s College di Londra rivela che l’immunità si indebolirebbe drasticamente nel giro di qualche settimana e non durerebbe nemmeno tre mesi. Come si legge sulle colonne del quotidiano “Libero”, i ricercatori hanno dimostrato infatti che “il livello di anticorpi negli individui infettati da Covid-19 raggiunge il suo picco dopo tre settimane dalla comparsa dei sintomi, per poi diminuire gradualmente, fino a raggiungere la scomparsa nel sangue del 70% di anticorpi durante la convalescenza e in molti soggetti gli stessi non sono più dosabili, cioè non più rilevabili con le comune analisi ematiche”.
CORONAVIRUS, NESSUNO È IMMUNE?
Stando a quanto emerso dagli studi effettuati, dunque, non solo nessuno sarebbe immune al Coronavirus, ma lo stesso potrebbe accanirsi nuovamente sugli individui che hanno già combattuto e vinto contro di lui, proprio come accade con l’influenza. La questione vera, però, è un’altra, come sottolinea “Libero”: “Se l’infezione da Covid-19 genera livelli di anticorpi così limitati nel tempo, questo vuol dire che anche la copertura del tanto atteso futuro vaccino teoricamente avrà una durata limitata e una sola dose potrebbe non essere sufficiente, perché coprirebbe solo i tre mesi successivamente alla somministrazione”. Probabilmente è ancora prematuro trarre conclusioni definitive circa una materia che cambia ai nostri occhi in continuazione e sulla quale ogni giorno si registrano aggiornamenti e novità. Tra l’altro, per quanto concerne i casi di secondo contagio segnalati in tutto il mondo, “non è ancora chiaro se si tratta davvero di una nuova malattia oppure se il virus, magari annidato nella profondità degli alveoli polmonari, sfugga al rilevamento del tampone”.