DAL TRACOLLO DEL M5S AL KO DEL CANDIDATO “DI SCHLEIN”: ECCO CHI HA PERSO LE REGIONALI IN BASILICATA

Vito Bardi, il Centrodestra, i centristi Calenda e Renzi, loro hanno certamente vinto le Elezioni Regionali Basilicata 2024: per quanto riguarda invece chi ha perso queste terze regionali dell’anno che fungevano da “spareggio” in vista del vero appuntamento elettorale dell’anno – le Europee 2024 – ecco il tema è più composito. Di sicuro il Movimento 5Stelle che nel giro di 5 anni passa dal 20% a livello regionale all’attuale 7%, perdendo anche un consigliere (2 invece di 3): ma anche gli alleati del Centrosinistra, a cominciare dal Pd, non possono dirsi esclusi da responsabilità che hanno portato alla debacle di Piero Marrese giunto a quasi 14 punti dal Governatore riconfermato Bardi.



Non possiamo però non cominciando la nostra analisi su chi ha realmente perso le Elezioni Regionali in Basilicata se non partendo dal partito 5 anni fa addirittura con più preferenze della Lega che trionfò in quelle Elezioni portando il forzista Bardi alla vittoria: nelle votazioni del 2019 il M5s dell’allora capo politico Luigi Di Maio riuscì a conquistare 3 seggi pur rimanendo all’opposizione, catalizzando ben il 20,27% delle preferenze grazie al candidato Presidente Antonio Mattia. In unità col Pd e l’Alleanza Verdi-Sinistra – assieme alla lista civica di Angelo Chiorazzo – il M5s alle Regionali 2024 chiude terzo nella coalizione di sinistra con appena il 7,66% delle preferenze, 13 punti netti in meno e solo 2 candidati consiglieri eletti. «Nessuno di noi si aspettava di rifare quel grande risultato del 2019. Oggi per noi è una edizione speciale, perché per la prima volta entriamo in coalizione», ha spiegato il coordinatore M5s in Basilicata, Arnaldo Lomuti, del tutto insoddisfatto della prestazione vista nei risultati delle Regionali dell’intero “campo largo”. Tumulti sono già partiti all’interno delle varie anime 5Stelle direttamente al leader Giuseppe Conte, proprio nelle ore in cui si attende la conferma finale sui candidati verso le Europee: al “Corriere” un alto dirigente lamenta «La Basilicata è la dimostrazione che non ha portatori di voti e che non c’è un progetto. Anche per le Europee ha trovato nomi senza peso elettorale».



IL “CAMPO LARGO” REGALATO ALLA DESTRA E LO SCONTRO FRA PD E M5S: DALLA BASILICATA LE GRANE PER SCHLEIN VERSO LE EUROPEE

Insomma, il tracollo grillino in Basilicata rischia di avere ripercussioni anche oltre il mero voto locale, vista anche la vicinanza stretta dell’appuntamento elettorale delle Elezioni Europee di giugno: il M5s ha sicuramente perso le Regionali lucane ma non l’ha fatto “da solo”, visto che gli strappi e le discussioni interne al “campo largo” erano cominciate ben prima della campagna elettorale proprio sul nome da condividere per lanciare la sfida a Bardi. Non convinto l’ex Ministro Speranza, lanciato il veto di Conte sul “ras” lucano Angelo Chiorazzo (comunque con la lista civica Basilicata Casa Comune con gli stessi seggi eletti del Movimento, ndr), bruciato poi il nome del medico Domenico Lacerenza, l’imbarazzo in casa Centrosinistra è stato tale a aver perso per strada sia i renziani sia soprattutto Azione di Calenda e tutto il carico di preferenze del consigliere Marcello Pittella.



Gli accordi raggiunti tra Bardi, Calenda e Renzi – con dunque realizzazione di un vero “campo largo” alternativo – sono la diretta risposta ai “veti” imposti dal M5s in Basilicata e accettati dal Pd di Schlein: come lamentato a suo tempo da Azione e Italia Viva, la sinistra per insistere su ricette “progressiste” ha tagliato fuori il dialogo con i “centristi” che si sono meglio accordati a livello programmatico con il Centrodestra di Bardi, aperto ai temi energetici e infrastrutturali messi in evidenza dall’area ex Terzo Polo. Dissidi interni però tra Pd e M5s permangono come emerge da una stilettata lanciata ieri dopo i risultati delle Regionali dalla europarlamentare Pd Pina Picierno ai microfoni della Rai: «Dobbiamo, infatti, riconoscere di essere arrivati al voto dopo aver commesso errori, che hanno condizionato il risultato. Gli errori hanno riguardato la composizione della coalizione». Il partito di Calenda, rispetto all’exploit delle politiche al Senato in cui prese il 12,8% e ben 31mila voti, in queste Regionali ha perso il 4,8%, circa 11mila voti di lista.

L’arrivo in ritardo della convergenza unitaria su Piero Marrese e l’uscita dalla coalizione di Calenda e Renzi non sono errori da poco secondo Picierno: «nel cosiddetto campo largo e nel rapporto con il M5S è necessario stabilire alcune regole che devono valere sempre, perché altrimenti si rischia confusione. Riguardo le regole mi riferisco, per esempio, alla scelta se adottare o meno le primarie. Nel complesso serve un perimetro chiaro, che definiamo e che riconosciamo insieme. Non si può decidere, di volta in volta, in maniera diversa». Dal caso Bari allo strappo con conseguente sconfitta in Basilicata, dal precedente ko in Abruzzo alle forti distanze sulle Regionali in Piemonte e le prossime Comunali a Firenze: la costruzione del “campo largo” non è mai stata così impantanata e occorrerà capire chi e con quali forze si ripresenterà dopo le Europee con un progetto per federare la sinistra progressista. La querelle sul nome ritirato dal simbolo Pd e lo scontro interno fra le correnti fa preoccupare la Segretaria Schlein, così come i malumori interni ai 5Stelle: saranno ancora loro dopo giugno a cercare una “convergenza” per poter battere il Centrodestra alle prossime Politiche?