Don Peppe Diana: la dinamica dell’omicidio
Don Peppe Diana è il sacerdote di Casal di Principe (Caserta) protagonista della miniserie Per amore del mio popolo in onda questa sera in replica su Rai1. Don Giuseppe, da tutti detto don ‘Peppe’, fu assassinato dalla camorra il 19 marzo 1994 nella sagrestia della chiesa di San Nicola di Bari mentre si accingeva a celebrare la santa messa. Erano le sette e venti del mattino: un camorrista fece irruzione nell’edificio armato di pistola, e i cinque colpi andarono tutti a segno (due alla testa, uno al volto, uno alla mano e uno al collo). La notizia della sua morte fece scalpore in tutta Italia e all’estero. Lo stesso papa san Giovanni Paolo II si sentì in dovere di commentare l’accaduto: “Sento il bisogno di esprimere ancora una volta il vivo dolore in me suscitato dalla notizia dell’uccisione di don Giuseppe Diana, parroco della diocesi di Aversa, colpito da spietati assassini mentre si preparava a celebrare la santa messa”, disse, nel corso dell’Angelus del giorno dopo. “Nel deplorare questo nuovo efferato crimine, vi invito a unirvi a me nella preghiera di suffragio per l’anima del generoso sacerdote, impegnato nel servizio pastorale alla sua gente. Voglia il Signore far sì che il sacrificio di questo suo ministro, evangelico chicco di grano caduto nella terra, produca frutti di piena conversione, di operosa concordia, di solidarietà e di pace”.
Chi ha ucciso don Peppe Diana? Il mandante e l’autore materiale
Don Peppe Diana fu oggetto di numerose calunnie anche dopo la sua morte. In particolare, si tentò di depistare le indagini avanzando l’accusa gravissima che il sacerdote stesso facesse parte dei clan. Il mandante dell’omicidio – tale Nunzio De Falco – fu condannato all’ergastolo soltanto il 30 gennaio 2003. De Falco era difeso da Gaetano Pecorella, allora presidente della commissione Giustizia della Camera. Inizialmente, il colpevole tentò di far ricadere la colpa sul suo rivale Schiavone, ma fu smascherato dall’autore materiale dell’omicidio, Giuseppe Quadrano, che si pentì e divenne collaboratore di giustizia. Per questo motivo, Quadrano ricevette una condanna inferiore, precisamente a 14 anni di carcere.