Tra gli accusati dell’omicidio di Tetté in Il Commissario Ricciardi c’è sicuramente Cosimo. Il venditore ambulante collaborava col bimbo che per lui andava a rubare, oggetti che l’uomo pagava poco e che permettevano al ragazzi di sbarcare il lunario. La polizia ha messo Cosimo nel mirino, cercando di capire se avesse motivo per compiere quell’atrocità. L’uomo però si difende, sottolineando che Matteo gli era molto utile per i suoi affari. Di certo c’è la sensazione che la morte del bambino nasconda qualcosa di ancora più grande. Che abbia rubato qualcosa a qualcuno di scomodo che poi è stato costretto ad ucciderlo? Questa storia sembra non vedere la luca in fondo al tunnel. (agg. di Matteo Fantozzi)
Un avvelenamento tra i vicoli…
Chi ha ucciso Tettè nella quarta puntata de Il Commissario Ricciardi, in onda questa sera su Raiuno? Il protagonista del caso al centro del quarto appuntamento con la fiction con Lino Guanciale sarà il piccolo Matteo, conosciuto da tutti come Tettè. E’ un bambino di circa nove anni che vive nei vicoli di Napoli. E’ uno dei tanti scugnizzi che cerca di sopravvivere attraverso una serie di espedienti. Il suo cadavere, purtroppo, viene ritrovato in uno dei tanti vicoli in cui viveva. Apparentemente sembra che Tettè sia morto di stenti, ma attraverso una serie di indagini, pare che la causa della porte del piccolo Tettè possa essere l’avvelenamento. Il commissario Ricciardi prova a scoprire la verità sulla morte del bambino mettendo a rischio anche la propria vita.
Chi è l’assassino di Tettè? Una morte avvolta dal mistero
Per Il commissario Ricciardi non sarà assolutamente facile trovare l’assassino del piccolo Tettè che potrebbe essere stato avvelenato, ma da chi? Chi ha voluto togliere la vita ad uno dei tanti scugnizzi che vivono nei vicoli di Napoli e che cercano di sopravvivere cercando di cavarsela? A queste domande proverà a rispondere Ricciardi che, nel tentativo di trovare la verità, correrà tanti rischi. Ad aiutare le indagini dei telespettatori potrebbe essere la descrizione che di Tettè dà lo scrittore Maurizio De Giovanni nel suo libro: “Si chiamava Matteo ma tutti lo chiamavamo Tetté. Perché, poverino, era fortemente balbuziente: si emozionava, si innervosiva e non riusciva a parlare […] Era piccolo di statura per la sua età, come vi ho già detto doveva avere sette, otto anni, forse di più, molto sveglio ma solitario, forse proprio per via della balbuzie. Aveva un cagnolino…lui lo lasciava fuori, e con qualsiasi tempo il cane lì aspettava […]”.