CHI SONO I GENITORI DI EDGARDO MORTARA: A LORO INSAPUTA VENNE…
Chi sono i genitori di Edgardo Mortara e cosa sappiamo della vicenda di questo bambino sottratto alla sua famiglia ebrea nell’Ottocento? Questa sera, su Rai 3, in fascia prime time verrà proposto il film di Marco Bellocchio dall’emblematico titolo “Rapito” e che racconta una delle più spinose e controverse vicende che riguardano non solo la chiesa cattolica ma la crisi internazionale che nacque con la comunità ebraica a seguito dell’intransigenza mostrata dal Pontefice dell’epoca, Pio IX. In un altro pezzo quest’oggi abbiamo dato conto, per sommi capi, della lunga e dolorosa vicenda cominciata nel 1858 (il ‘rapimento’ di un bambino ebreo, battezzato a insaputa dei genitori dalla sua domestica e poi strappato con la forza ai famigliari dall’Inquisizione Pontificia), mentre qui raccontiamo qualcosa di più su chi erano i genitori di Edgardo Mortara, coloro che assieme a tanti intellettuali e voci autorevoli per anni chiesero invano al Papa la restituzione del bambino.
Per scoprire qualcosa di più su chi sono i genitori di Edgardo Mortara e la loro storia, dobbiamo tornare idealmente alla metà del 1800, quando questa famiglia bolognese (la città felsinea all’epoca, prima dell’Unità d’Italia, faceva ancora parte dei territori sotto l’egida dello Stato Pontificio) si vide portare via un bimbo appena sei anni e per non vederlo mai più tornare a casa. Nato il 27 agosto del 1851 da Salomone Mortara, detto ‘Momolo’ e Marianna Padovani, Edgardo fu prelevato dalla ‘polizia’ dello Stato Pontificio la sera del 23 giugno 1858 presso la sua abitazione dove viveva con i genitori e il resto della famiglia: qualche tempo prima la notizia di quel battesimo organizzato dalla domestica Anna Morisi quando il bambino aveva ancora un anno, e credendolo in pericolo di vita, arrivò alle orecchie di qualche zelante ufficiale dell’Inquisizione. Inizialmente Momolo e Marianna tentarono di opporsi al diritto canonico, ma non ci fu verso, e così videro Edgardo partire alla volta di Roma su una carrozza, dove fu avviato a un’istituzione che l’avrebbe prima convertito al Cristianesimo e poi avviato alla vita sacerdotale.
IL CASO DI EDGARDO MORTARA: CREBBE COME UN “FIGLIO ADOTTIVO” PER…
Raccontando chi sono i genitori di Edgardo Mortara, da alcuni resoconti dell’epoca (ma pure da atti pubblici dell’Ottocento e dal libro di David Kertzer, “Prigioniero del Papa Re” (pubblicato nel 1996 e meritevole di aver riacceso l’interesse sulla vicenda, portando alla luce pure aspetti oramai sepolti dalle sabbie del tempo), si nota come a opporsi alla battaglia della famiglia fu Papa Pio IX in persona, che prese a cuore il caso negando sistematicamente il ritorno del bambino dalla famiglia. Anzi, il Pontefice fece del sestogenito di Momolo Mortara e Marianna Padovani una sorta di “figlio adottivo” e a nulla valsero gli appelli di intellettuali e alti esponenti della comunità ebraica internazionale a tal punto che il caso suscitò un’ondata di critiche verso il Vaticano anche da parte del mondo cattolico: nell’Archivio Storico del Comune di Bologna ci sono ancora tracce di quella ‘sottrazione’, come ad esempio un certificato di nascita che comprovava l’origine felsinea del bambino al fine di intraprendere le opportune azioni legali.
Nonostante questo, sarà tutto inutile e anzi uno degli aspetti più strazianti della storia che ci porta a raccontare chi sono i genitori di Edgardo Mortara è che, come documentato, il bambino venne plagiato psicologicamente e indottrinato a tal punto che finì per rinnegare lui le proprie origini ebraiche e dirsi contento della sua nuova vita. Al centro di temi geo-politici molto più ampi (la crisi inarrestabile dello Stato Pontificio alla vigilia della nascita del Regno d’Italia e l’offuscamento della figura del Papa in un’Europa che stava abbracciando la modernità sui temi politici, etici e giuridici, senza contare che se Pio IX avesse ceduto probabilmente avrebbe perso ancora più prestigio e autorevolezza), il caso di Edgardo suscita ancora oggi indignazione dato che al bambino fu fatto credere che la colpa della vicenda fosse tutta di quei genitori che non vide nemmeno morire: dopo che furono vietate le visite dei famigliari, i contatti si interruppero e Mortara non solo pare che si rifiutò di andare al funerale di papà Momolo, ma con mamma Marianna in fin di vita tornò a casa solo per provare a battezzarla, fermato dalla reazione dei fratelli che lo scacciarono e dal fermo rifiuto della stessa donna. Mortara in seguito diventerà sacerdote e poi missionario, morendo all’età di 89 anni nel 1940, proprio alla vigilia dello scatenarsi della follia nazista che porterà all’Olocausto e anche in Italia delle deportazioni degli ebrei da parte del regime fascista verso i campi di concentramento.