Chi sono i genitori di Milena Vukotic: padre commediografo, mamma pianista
Milena Vukotic è uno degli ospiti de La volta buona, il programma di Caterina Balivo che torna in onda oggi pomeriggio su Rai 1. La celebre attrice, l’immortale Pina Fantozzi nella saga di Paolo Villaggio, è nata a Roma nel 1935 e sin da giovanissima si è avvicinata al mondo della recitazione: ma che cosa conosciamo delle sue radici? I genitori di Milena Vukotic sono anch’essi legati al mondo della cultura e dello spettacolo. Il padre era infatti un commediografo, nonché diplomatico, di origini montenegrina; la madre, invece, era una famosa pianista italiana.
Se del papà non si conoscono molte informazioni, ben più noto è l’identikit della mamma di Milena Vukotic: si chiamava Marta Nervi ed era a sua volta figlia di un’altra celebre pianista dell’epoca, Gemma Luziani. “Vengo da una famiglia di musicisti da parte di mamma che era pianista e compositrice mentre mia nonna era una famosissima pianista. Questa base mi ha dato la forza, l’energia e il fondo di tutto quello che poi ho cercato di sviluppare“, aveva raccontato l’attrice in un’intervista a Io e te, nel giugno 2020.
Milena Vukotic e i genitori: “Si sono separati civilmente“
Milena Vukotic è cresciuta con due genitori separati, come ricordato in quell’intervista: “Le vicissitudini della vita hanno fatto sì che i miei genitori si siano separati civilmente. Siamo stati sballottati fuori dall’Italia e c’è stato molto disordine e spostamenti nella mia vita. Ho vissuto benissimo, ho avuto una sorella e un fratello ed è grazie a mia sorella che ho cominciato a studiare danza e abbiamo avuto una famiglia meravigliosa“.
In una più recente intervista a Ti sento nel 2021, Milena Vukotic aveva ricordato ancora una volta i suoi genitori e i loro caratteri: “Ho avuto un’educazione molto libera, soprattutto da parte di mia mamma. Mio padre era più distaccato, e forse proprio per questa è nata una disciplina dentro. Mia mamma era l’esempio del fatto che non si può improvvisare ma si può contare solo sul proprio lavoro e sulla propria disciplina […]”.