Tra i ricordi che Maurizio Gasparri rievoca a “Onorevoli Confessioni“, il programma condotto da Laura Tecce su Rai 2 alle ore 17:15, c’è la sua esperienza con i “ragazzi di via Milano” e gli anni da giornalista al Secolo d’Italia. Infatti, a 27 anni entrò a far parte della redazione del giornale del MSI inizialmente come praticante, poi due anni dopo divenne giornalista professionista. Del giornale fu anche condirettore, poi quando ottenne l’elezione alla Camera si mise in aspettativa come redattore, ma restò alla direzione fino al 1994.



Con l’espressione i ragazzi di via Milano, comunque, si intende una sorta di comunità, un laboratorio di idee in cui sono cresciuti diversi giornalisti che hanno poi avuto una brillante carriera, come Mauro Mazza, Bruno Socillo e Gianni Scipione Rossi nel mondo del giornalismo, mentre Gianfranco Fini, Francesco Storace e appunto Maurizio Gasparri in politica. Facevano parte di una comunità umana e politica a cui Mazza ha poi dedicato un libro che porta proprio il nome “I ragazzi di via Milano“.



IL LABORATORIO DI IDEE DEL SECOLO D’ITALIA

I ragazzi di via Milano non sono altro che i giovani redattori del Secolo d’Italia, diventato poi esponenti di spicco della destra italiana. Ne ha parlato Mazza nel suo libro pubblicato nel 2006, andando in controtendenza rispetto ad altri ex missini che avevano provato a smarcarsi dal loro passato.

Invece, Mazza ha raccontato l’epopea del quotidiano missino senza veli, anzi con l’orgoglio di chi ha vissuto un’esperienza che ha trasmesso “un senso di appartenenza“. A proposito della “scalata” di Fini disse: “Se a Fini avessero profetizzato che un giorno sarebbe diventato il leader della destra di governo, avrebbe chiamato la neuro“.



GASPARRI SU I RAGAZZI DI VIA MILANO

In una vecchia intervista ad Aldo Cazzullo sulle colonne del Corriere della Sera, Gasparri parlò del Secolo d’Italia, in particolare dei suoi colleghi, definendo “combattivo” e “dal forte temperamentoStorace, mentre Buontempo era un “fustigatore di scandali” che faceva “belle inchieste, da battaglia“; Moffa era “più intellettuale“. Tre aggettivi per Mazza: “Capace, preciso, brillante“.