Ci sono persone che non hanno bisogno del vaccino per proteggersi dal Covid, perché sono super resistenti al coronavirus e quindi non si ammalano. Ce ne parlò il professor Fabrizio Pregliasco, intanto è stato avviato uno studio per scoprire chi sono, quindi le caratteristiche di chi non rischia neppure un lievissimo sintomo. Tale ricerca, coordinata dall’Università di Melbourne e dalla Fondazione per la ricerca biomedica dell’Accademia di Atene, è stata pubblicata sulla rivista scientifica Nature Immunology. “La variabilità clinica in risposta all’infezione, virale o meno, può essere spiegata, almeno in alcuni individui, da fattori genetici umani”, osservano i ricercatori. Basti pensare, ad esempio, a quelle famiglie che si infettano ma in cui una sola persona non si contagia. Ciò suggerisce che “alcuni individui altamente esposti possano essere resistente all’infezione con questo virus”.
Quindi, gli scienziati hanno esaminato alcuni casi di suscettibilità geneticamente determinata a esiti gravi di due malattie infettive, tubercolosi e Covid, coprendo in maniera più approfondita tre casi noti di resistenza congenita alle infezioni. Poi hanno considerato i geni “candidati” direttamente rilevanti per la resistenza all’infezione di coronavirus e hanno proposto “una strategia per il reclutamento e l’analisi genetica di individui che sono naturalmente resistenti all’infezione del virus”.
RESISTENTI AL COVID? I MECCANISMI SONO DUE
Servono però ulteriori studi per comprendere meglio i meccanismi che causano la resistenza congenita all’infezione, anche perché potrebbero fornire “un quadro per l’uso di queste conoscenze a fini terapeutici”. Tutto ciò non deve sorprendere: “In tutte malattie infettive c’è sempre una quota di persone che sono naturalmente resistenti all’infezione”, ha dichiarato Fausto Baldanti, che analizza da mesi le varianti Covid nel laboratorio di virologia molecolare del Policlinico San Matteo di Pavia. C’è quindi una quota di persone ‘naturalmente’ resistenti al Covid, come ve ne sono state per malattie infettive altrettanto gravi. “Anche quelle più terribili non uccidono il 100% delle persone coinvolte: il vaiolo, ad esempio, ha una mortalità dell’80%, l’ebola del 90%”, ha spiegato Baldanti a Repubblica. I meccanismi sono due per quest’ultimo: il primo è una immunità preesistente, crociata da infezioni similari. Ci sono persone che resistono al Covid perché avevano contratto una precedente infezione dovuta ad altri coronavirus. “L’aver contratto qualcosa di simile al Covid conferisce una protezione perché ha generato una risposta crociata”.
BALDANTI “PROTETTO DA TRE ANNI…”
E Fausto Baldanti è un esempio: “Da un campione di sangue che avevo prelevato tre anni fa e poi conservato, ho scoperto di aver prodotto una risposta immunitaria contro il Covid”. A Repubblica ha spiegato che aveva contratto un beta coronavirus umano che si chiama HKU1. Dunque, si stima che il 25-30% delle persone che non si infettano hanno una risposta T-cellulare residuale provocata da una infezione con un virus “parente” del Covid. “Dunque questo può proteggere dalla nuova infezione o determinarne di lievi o asintomatiche”. L’altro meccanismo di protezione naturale è quello di cui parla lo studio sopraccitato. È dovuto a qualche tratto genetico che risulta essere favorevole nei confronti della nuova infezione. “Ad esempio individui che hanno una densità di recettori Ace2 e Trmpss (proteine) più bassa risulterebbero meno infettabili”, ha aggiunto Baldanti. Quindi, se un soggetto con una variazione genetica ha pure contratto una precedente infezione con un virus parente è “praticamente intangibile”. Ma scoprirlo è difficile, infatti Baldanti se ne è reso conto tre anni dopo, senza mai aver avuto un tampone positivo. Secondo le stime, le persone con varianti genetiche che resistono maggiormente al coronavirus sarebbero poco meno del 10%.