Prego per ogni responsabile politico di riflettere su questo, di impegnarsi su questo! E, guardando alla martoriata Ucraina, di capire che ogni giorno di guerra peggiora la situazione per tutti. Perciò rinnovo il mio appello: basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace!”.

Non è mancato anche nell’Angelus di domenica scorsa l’accorato appello alla pace di Papa Francesco e quando alle sue parole associ le immagini che ci giungono non poco distanti da noi o i volti fisici, concreti di persone ucraine che iniziano ad arrivare anche in piccole nostre realtà di paese, allora quella parola “pace” acquista un altro significato ben più profondo.



E quella “badante” dei nostri vecchi, oggi è una “persona” con la sua storia, la sua famiglia, i suoi affetti e quella casa, sventrata, annerita, distrutta comincia a diventare, fosse solo per un istante, la nostra casa. Come è “strano” che ci voglia una guerra per accorgerci di questo.

Siamo investiti ogni giorno da valanghe di notizie, trasmissioni e speriamo informazioni, siamo passati dai virologi ai geo politici, ma quel gesto, la Consacrazione della Russia e dell’Ucraina, e quella frase “si tratti seriamente per la pace”, appartengono ad un altro mondo, ad un’altra realtà. A quella realtà che unisce il Divino alla carne, la preghiera al realismo.



Tutti, anche i capi degli schieramenti in guerra o quelli che tirano le fila dietro, sono disposti a riconoscere che un Papa faccia il Papa, che si occupi del divino, e lasci il popolo (opinione pubblica la chiamano) a loro. Ma che quel gesto, unico, profondamente “divino” arrivi fino alle conseguenze dell’agire umano non è ammissibile.

“Si tratti seriamente per la pace”, chi lo sta facendo? Chi sta cercando seriamente la strada della mediazione che porta alla pace?

Una frase così, squarcia il velo di ipocrisia dei poteri in gioco, degli interessi che sempre agiscono, mentre il dolore, la sofferenza, la distruzione sono del popolo, della “povera” gente.



Ci mancano quei politici che appartenevano a “qualcosa”, meglio a “qualcuno”. Quei politici che hanno pensato e fatto l’Europa, sopra le macerie della Seconda guerra mondiale. Loro un compromesso lo avrebbero trovato. Prima.

Adesso speriamo che qualcuno ascolti quell’uomo vestito di bianco che non ha armate e, per quanto ci riguarda, cominciare a guardare quanto sta accadendo con quella domanda: chi vuole trattare seriamente per la pace?

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