Chiamatemi Anna è la serie, targata Netflix, in onda da pochi giorni anche in chiaro su Rai 2. La storia è chiaramente ispirata al romanzo scritto da Lucy Maud Montgomery “Anna dai capelli rossi”. Effettivamente molte sono le cose fedelmente rappresentate nella serie TV. In primis l’infanzia della protagonista che, ricordiamo, è un’orfana che per sbaglio viene affidata ai due fratelli Marilla e Matthew Cuthbert, proprietari della fattoria Green Gables. I due infatti volevano un maschio che sarebbe servito anche per aiutarli con i lavori della fattoria. Per questo rimandano Anna indietro ma decidono infine di tenerla con loro, adottandola ufficialmente. Come l’infanzia, anche il rapporto con Diana Barry, che diventa poi la sua amica del cuore, è perfettamente rappresentato nella serie TV.



Chiamatemi Anna, il tema del razzismo nella serie TV

Nascono invece delle differenze tra la serie Tv Chiamatemi Anna e il libro ‘Anna dai capelli rossi’ quando si parla del rapporto con Gilbert. Nel libro i due sono eterni rivali e si separano poi per 5 anni, ritrovandosi innamorati solo in età più adulta, quando entrambi si dedicano all’insegnamento. Nella serie TV invece i loro sentimenti sbocciano quasi subito e Gilbert non si dedica all’insegnamento, bensì alla medicina. Differenze si trovano anche in un episodio in cui viene affrontato il tema del razzismo. In particolare quando Gilbert incontra Sebastian detto Bash, un uomo di Trinidad emarginato dalla comunità di Avonlea, cittadina in cui è ambientata la storia. Si parlerà inoltre anche di omosessualità con l’amicizia nata tra Anna e Josephine, la zia di Diana Barry.

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