Per l’Italia il nome originale è stato considerato inadatto: Dix pour cent. Effettivamente fuorviante, per un Paese affetto da tangentismo endemico. Per cui per il pubblico di casa nostra Netflix ha scelto un titolo diverso: Chiami il mio Agente!. La soluzione però deve aver tratto in inganno gli spettatori, destinando così la serie televisiva a un pubblico assai ridotto rispetto alle aspettative.
In realtà, il titolo originale in francese calza perfettamente alla bella e divertente serie tv prodotta dai nostri cugini d’oltralpe dedicata alla vita di un’importante agenzia di “mediatori culturali”. Perché la domanda è questa: vale la pena pagare il 10% del proprio compenso a un agente se è in grado di trovarmi un buon lavoro e di risolvere ogni problema?
Insomma, Chiami il mio Agente! racconta la fatica che occorre per mandare avanti un’agenzia di quel tipo, correre ogni giorno dietro artisti lunatici e dall’umore variabile, e operare in un mercato – come quello del cinema e della Tv – sostanzialmente senza regole. Così una serie tv comica riesce a parlarci seriamente di una professione conosciuta dai soli “addetti ai lavori”, e una volta tanto non ci occupiamo delle imprese eccezionali di medici, poliziotti o criminali, ma di persone con un lavoro tutto sommato “normale”.
L’idea deve essere piaciuta a tal punto al mondo del cinema francese che la TF1, che ha prodotto la serie, è riuscita in un’impresa che ha qualcosa di unico. In un nuovo e inaspettato afflato da grandeur, quasi tutti i principali attori francesi hanno accettato di sottoporsi al gioco di interpretare se stessi. Infatti, in ogni puntata appare un “cliente” reale dell’agenzia, una star che interpreta se stessa, senza timore e con molta autoironia, scherzando su qualche proprio difetto o piccola fissazione. Così, puntata dopo puntata, compaiono attrici e attori del calibro di Cécile de France, Gilles Lellouche, Julietta Binoche, Monica Bellucci, Jean Reno, Isabelle Adjani, Isabelle Huppert.
La trama è molto semplice: dopo l’improvvisa morte del fondatore i quattro partner, nonché soci di minoranza, della nota agenzia parigina ASK, devono affrontare sfide di non poco conto, da quelle finanziarie derivanti da un improvviso controllo fiscale e dall’aggressione dei concorrenti, al trambusto che genera in ufficio l’arrivo di una giovane ragazza che poi si rivelerà essere la figlia di uno dei partner, nata da una relazione occasionale avuta durante un festival di Cannes. Dopo l’acquisizione da parte di un giovane imprenditore, diventato milionario grazie al successo di una sua start-up, l’agenzia procede tra alti e bassi, in perenne conflitto tra la voglia di innovare del giovane proprietario e l’esigenza di difendere le prerogative di un lavoro che richiede molta discrezione e flessibilità.
I quattro partner intrecciano le loro vite personali, tra sospetti e invidie, ma anche rivelando un legame di affetto che li porterà a vincere ogni difficoltà. Così Mathias, Andréa, Gabriel e Arlette, (interpretati rispettivamente da Thibault de Montalembert, Camille Cottin, Gregory Montel e Liliane Rovere), svolgono con professionalità e impegno totale il loro lavoro tra mille difficoltà e qualche soddisfazione. Alla fine il ruolo del “mediatore” e quel famoso dieci per cento risultano essere un mestiere e un costo più che legittimo per un servizio che contempla lo studio dei copioni, la promozione degli artisti, la gestione dei contratti, la scoperta di nuovi talenti, fino al sostegno psicologico e al ruolo di confidenti.
L’idea di Dominique Besnehard – agente di lungo corso – probabilmente genererà altri progetti. Infatti Chiami il mio Agente! doveva finire con la quarta stagione (i sei episodi sono disponibili da fine gennaio su Netflix), ma si parla con insistenza di una quinta stagione o di episodio “speciale” da girare a New York. Intanto sono in cantiere remake in molti altri Paesi, compresa l’Italia. Evidentemente è piaciuta molto l’idea di chiamare gli attori più famosi a interpretare se stessi e a misurasi con il mondo dei lavoratori che sono – dietro le quinte – alla base del loro successo.