poliziaIl caso della schermitrice 17enne che ha denunciato alcuni atleti per un presunto stupro di gruppo durante un ritiro sportivo a Chianciano Terme, in provincia di Siena, ha innescato una polemica per la presunta inerzia della giustizia, lamentata dalla famiglia e dal legale della minorenne, nella mancata attivazione del codice rosso nell’immediatezza dei fatti. Un’accusa che la Procura di Siena, attraverso una nota riportata da SkyTg24, avrebbe respinto sostenendo di aver provveduto fin da subito a tutti gli accertamenti che avrebbero portato a non ravvisare elementi per ritenere sussistente la necessità di misure cautelari a carico dei due indagati, gli schermidori Lapo Jacopo Pucci ed Emanuele Nardella.
A La Repubblica, la madre della schermitrice ha dichiarato che sua figlia, dopo l’accaduto, avrebbe pensato al suicidio e che le autorità non l’avrebbero aiutata: “La Federscherma – avrebbe affermato la donna – non ha mosso un dito e anche la giustizia italiana mi ha delusa, non ha protetto la mia bambina“. Secondo la ricostruzione riportata dal quotidiano, la presunta violenza sessuale per cui i due sciabolatori risultano indagati – un terzo atleta non iscritto nel registro notizie di reato avrebbe detto che stava dormendo al momento dei fatti – si sarebbe consumata tra il 4 e il 5 agosto scorsi nella camera d’albergo di uno degli atleti coinvolti nell’indagine. La ragazza, di origine uzbeka, si sarebbe risvegliata piena di lividi senza ricordare nulla della serata appena conclusa.
La madre della schermitrice 17enne presunta vittima di stupro a Chianciano: “In lacrime giorno e notte, non riesce a smettere di piangere”
A Repubblica, la madre dell’atleta 17enne avrebbe descritto un quadro drammatico dopo il presunto stupro di gruppo subito dalla figlia, una campionessa di scherma uzbeka che nell’agosto scorso si sarebbe trovata in ritiro a Chianciano Terme. “Sto malissimo, mia figlia è in lacrime giorno e notte, non riesce a smettere di piangere. Ho dovuto portarla da un medico perché sono molto preoccupata per la sua salute. Aveva già minacciato, subito dopo i fatti, di volersi togliere la vita“.
Secondo la famiglia della presunta vittima, gli atleti indagati non sarebbero stati sottoposti ad alcuna misura nemmeno per impedire che la schermitrice li incontrasse durante le competizioni. Una situazione che avrebbe innescato nella minorenne il terrore di tornare in gara. “Sono delusa dal comportamento della Federazione italiana di scherma – avrebbe aggiunto la madre della giovae – che non si è mai preoccupata per lei e anche da quello della giustizia italiana che non l’ha protetta come doveva. Abbiamo dovuto denunciare tutto sulla stampa dopo 7 mesi dall’accaduto perché mia figlia incontrava come se niente fosse successo i ragazzi che l’hanno violentata. Se li è ritrovati davanti non solo nelle gare ma anche in albergo. Al punto che a mie spese ho dovuto spostarla in un altro hotel per rassicurarla“.