Dal Salone del Libro fino alla tragedia di Piazza San Carlo, passando per l’ex Westinghouse: sono a questo punto tre le inchieste mosse contro la sindaca di Torino Chiara Appendino anche se finora non le sono costate né il posto né la “reprimenda” del M5s. La presunzione d’innocenza vale ancora in questo Paese e per legge (per fortuna, ci aggiungiamo noi) ma di certo l’ultima indagine esplosa ieri è quella più insidiosa dato che mette in campo il ruolo tutt’altro che chiaro dell’ex portavoce Pasquaretta. L’indagine della Procura di Torino va avanti da oltre un anno e ha messo nel registro dei potenziali imputati anche lo stesso ex manager del Comune e di altre persone potenzialmente coinvolte nella vicenda oscura attorno al Salone del Libro: «Sono tranquilla e, quando in settimana verrò ascoltata dai PM, offrirò loro tutti gli elementi in mio possesso e di mia conoscenza per difendermi da questa ipotesi e provare la correttezza del mio operato», ha ricordato ancora questa mattina la Appendino. Nel frattempo, come dicevamo, non è una prima volta della sindaca in Procura per un procedimento: la finale di Champions League col maxischermo in piazza Castello tre anni fa (Juventus-Real Madrid, ndr) vide quell’assurda calca ammassata dopo un probabile intervento di una gang che spruzzava peperoncino urticante: la sindaca venne prima indagata e poi rinviata a giudizio con l’accusa di omicidio colposo, lesioni colpose e disastro colposo. Nel 2017 la sindaca fu invece inserita tra gli indagati con l’accusa di falso ideologico per la vicenda dell’area ex Westinghouse e per quel presunto buco di 5 milioni euro che alla fine non risultò “pendente” da responsabilità della sindaca M5s. (agg. di Niccolò Magnani)



LE ACCUSE ALLA SINDACA DI TORINO

Chiara Appendino, sindaca di Torino, è indagata per concorso in peculato in merito alla consulenza fantasma del suo ex portavoce, Luca Pasquaretta. Come riportato da “La Repubblica”, si tratta del terzo avviso di garanzia per l’esponente M5s e di quello potenzialmente più insidioso. Secondo i pm Enrica Gabetta e Gianfranco Colace, a Palazzo Civico tutti erano a conoscenza del contratto che il “pitbull” di Appendino aveva ottenuto dalla fondazione per il Libro per aiutare nella comunicazione il presidente, Massimo Bray. Il nome di Chiara Appendino va ad aggiungersi nel registro degli indagati a quello di Luca Pasquaretta, beneficiario dell’assegno da 5mila euro restituito quando lo scandalo venne a galla, e a quelli del vicepresidente operativo della Fondazione dell’epoca, Mario Montalcini e di Giuseppe Ferrari, alto dirigente del Comune di Torino, nominato come “supplente” segretario generale della fondazione quando il suo predecessore finì sotto processo. Come sottolineato da “La Repubblica”, ad un anno distanza dall’apertura dell’indagine, dopo aver passato al vaglio chat, mail, documenti e testimonianze, i pm dubitano che la sindaca fosse all’oscuro della consulenza.



CHIARA APPENDINO INDAGATA PER CONCORSO IN PECULATO

Sul suo profilo Facebook è stata la stessa Chiara Appendino, poco fa, a dare notizia del provvedimento nei suoi confronti:”Per trasparenza nei confronti dei cittadini vorrei rendere noto che ho ricevuto un avviso di garanzia con riferimento alle indagini per la consulenza affidata dalla Fondazione per il Libro al mio ex capo ufficio stampa per un valore di 5000€ lordi e che lui già restituì a suo tempo. Quando, alcuni mesi prima dello svolgimento del Salone del Libro, circolò sui giornali questa ipotesi, risposi in aula a un’interpellanza dichiarando che non era assolutamente intenzione dell’amministrazione procedere in tal senso. Nonostante questa posizione, quella consulenza venne comunque affidata dalla Fondazione”. La Appendino prosegue:”Secondo la ricostruzione dei pm, questa consulenza non fu poi svolta dall’interessato e, per questo, viene ipotizzato il peculato. Spetterà a lui difendersi e eventualmente ai giudici stabilire chi ha ragione. Nel mio caso si ipotizza il “concorso” nello stesso reato poiché, secondo i pm, la consulenza sarebbe stata affidata e pagata, cito testualmente, con il mio “accordo”. Sono tranquilla e, quando in settimana verrò ascoltata dai PM, offrirò loro tutti gli elementi in mio possesso e di mia conoscenza per difendermi da questa ipotesi e provare la correttezza del mio operato“.

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