HIARA APPENDINO ELETTA NEL M5S PERCHÈ ASSOLTA DA FALSO IDEOLOGICO: MA LA PROCURA NON CI STA

L’ex sindaco di Torino Chiara Appendino è stata eletta alle ultime Elezioni Politiche 2022 nelle file del Movimento 5Stelle: non al seggio uninominale – dove è stata sconfitta da Augusta Montaruli di FdI – ma nei collegi plurinominali alla Camera dei Deputati. Secondo però quanto emerso negli ultimi giorni dalla Procura generale di Torino, questa stessa stessa elezione potrebbe addirittura essere contestabile. «La sentenza di assoluzione è illogica e contraddittoria», così si legge nel ricorso preparato dalla Procura generale della Repubblica di Torino presso la Cassazione in merito alla sentenza dello scorso maggio che ha permesso all’ex sindaco 5Stelle di potersi candidare in Parlamento.



La vicenda è stata notata e raccontata da “Il Giornale” che ha fatto riferimento alle parole molto dure usate dal pg di Torino contro la sentenza di assoluzione di Chiara Appendino, che le ha permesso non solo la candidatura ma anche poi l’effettiva elezione nel prossimo Parlamento tra le file del Movimento 5Stelle. Il sostituto procuratore Gian Carlo Avenati Bassi e il procuratore generale Francesco Saluzzo hanno chiesto ulteriori spiegazioni in merito a quella sentenza che ha definito assolta Appendino dall’accusa di falso ideologico in atto pubblico (in merito a un debito non conteggiato in un bilancio comunale quando ancora era sindaco di Torino). Nel processo di primo grado la figura di spicco del Movimento 5Stelle era stata condannata a 6 mesi (con sospensione condizionale della pena): il 17 maggio scorso invece in secondo grado Chiara Appendino è stata assolta, in quanto non vi fu alcun falso in bilancio per il caso Ream. «Alla lettura della sentenza, ho pianto. Sono state lacrime liberatorie ma anche di gioia. Oggi, dopo quasi 6 anni, viene ristabilita la verità», era stato il commento della stessa ex sindaca torinese.



COSA SUCCEDERÀ ORA CON L’ELEZIONE DI CHIARA APPENDINO

La vicenda però riemerge ora dopo l’elezione alla Camera della neo-deputata Chiara Appendino: secondo la Procura di Torino, il Comune nella persona di Appendino e del suo ex capo di gabinetto Paolo Giordana «avrebbe garantito l’equilibrio del bilancio del 2016 attraverso un falso, ossia conteggiando un credito ma non il rispettivo debito», riporta “il Giornale” seguendo le dichiarazioni del Procuratore generale della Repubblica. Per i giudici in Appello il “falso ideologico in atto pubblico” è stato considerato come un semplice errore, «in buona fede» si legge nelle motivazioni della sentenza. Ora però i magistrati della procura tornano su quel provvedimento che di fatto permesso a Chiara Appendino di essere eletta in Parlamento: la vicenda sull’area ex Westinghouse di Torino vede nel 2012 la Ream (partecipata di Fondazione Crt) acquistare il diritto di prelazione sulla zona dove forse sorgerà il nuovo centro congressi di Torino.



Come scrivono i colleghi de “Il Giornale”, citando gli atti del processo, «Ream al Comune una caparra di 5 milioni. A fine 2013 la Città aggiudicò ad Amteco-Maiora il progetto, incassando una parte dei 19,7 milioni offerti dai privati. A questo punto avrebbe dovuto decurtare i cinque milioni da restituire a Ream, ma non è andata così: la somma non è stata versata, né iscritta a bilancio». Secondo i procuratori generali non si sarebbe dunque trattato di un errore: il Comune avrebbe invece garantito l’equilibrio del bilancio del 2016 attraverso un falso, «conteggiando un credito ma non il rispettivo debito». Resta da vedere se le richieste di ulteriori spiegazioni basteranno per riaprire un processo in Cassazione o se tutto sarà definitivamente archiviato. Un dato è certo: il dibattito interno al Movimento 5Stelle venne “bypassato” in quanto Chiara Appendino non era indagata al momento delle liste e dunque poté candidarsi e poi essere eletta. Senza quella assoluzione in Appello si sarebbe riproposto il “dilemma” grillino: impedire chi è indagato di presentarsi come candidato M5s oppure fare una “eccezione” – come spingeva Conte rispetto al più “dottrinale” Beppe Grillo – e permettere ad una delle figure più importanti del Movimento di portare la propria esperienza di governo sul territorio anche in Parlamento.