Chiara Ferragni condannata anche in appello dal Tribunale civile di Torino per lo scandalo pandoro. La sentenza ha confermato quella di primo grado, nonostante il ricorso della società Baloccoche aveva cercato di dimostrare una “infondatezza delle accuse“. La Corte d’Appello ha infatti ritenuto che la pratica di commercializzazione del prodotto “Pandoro rosa Pink Christmas”, firmato dall’influencer e lanciato in occasione del Natale 2022 pubblicizzando una raccolta di beneficenza a favore del reparto pediatrico dell’Ospedale Regina Margherita, è stata fatta con metodi scorretti e ingannevoli.



Questo perchè come sottolineato nella pronuncia dei giudici, non era specificata nell’etichetta la modalità di donazione, soprattutto non era chiaro il fatto che il finanziamento fosse già avvenuto, pertanto i consumatori sarebbero stati ingannati, credendo che solo acquistando il pandoro avrebbero contribuito al sostegno economico dell’operazione di solidarietà. Oltre a questo è stata contestata alla Ferragni e all’azienda Balocco anche la grande differenza del costo rispetto ad un pandoro tradizionale prodotto sempre dalla stessa ditta, il che doveva giustificare in qualche modo il contributo previsto per beneficenza ma costituirebbe ulteriore elemento illusorio nei confronti degli acquirenti.



Scandalo pandoro, Chiara Ferragni e Balocco condannati in appello per pubblicità ingannevole e pratiche scorrette

La Corte d’Appello di Torino condanna in secondo grado Chiara Ferragni e Balocco per la pubblicità ingannevole e la pratica commerciale scorretta nella commercializzazione del pandoro rosa “Pink Christmas”. La decisione dei giudici è stata resa nota dalle associazioni di consumatori che hanno evidenziato l’importanza di queste sentenze, annunciando anche che questa notizia potrebbe ora dare il via all’iter dei rimborsi, come era stato richiesto dall’azione collettiva per truffa a danno degli acquirenti.



La società dolciaria Balocco ha commentato il provvedimento del Tribunale di Torino annunciando nuove azioni legali per impugnare la sentenza, soprattutto perchè come pubblicato da Repubblica, i due legali dell’azienda Alessandra Bono e Alberto Improda hanno sottolineato che: “Il provvedimento reso reso dalla Corte d’Appello non ha natura di giudicato; pertanto, Balocco si riserva di richiederne la revoca o la modifica, alla luce dei futuri sviluppi presso le altre sedi competenti“.