«Non eravamo strutturati abbastanza». Così Chiara Ferragni spiega l’ondata che ha travolto le sue società Fenice Srl e Tbs Crew, di cui è amministratrice delegata (della seconda è anche presidente). «Ho sempre cercato di sviluppare e far crescere i marchi legati al mio nome anche attraverso l’organizzazione e la partecipazione ad eventi. Poi ho particolare attenzione per l’area social media», spiega al Corriere della Sera in riferimento al suo ruolo operativo nelle società sanzionate dall’Antitrust per la vicenda del pandoro Balocco. Nell’intervista, in cui parla dell’inchiesta della procura di Milano e sfiora anche il tema della crisi con Fedez, l’imprenditrice digitale ammette che ha avuto un grande successo, visto che hanno registrato ricavi per 28 milioni di euro, forse però hanno sottovalutato la dimensione raggiunta. «Siamo tutti giovani, principalmente sotto i 40 anni. Il mondo in cui opero è nato con noi e noi avevamo la presunzione molto naif di fare un lavoro che, prima, non esisteva e che ha raggiunto fatturati da media impresa. Forse non eravamo neanche mentalmente preparati».



Chiara Ferragni ritiene che quella dell’Agcm sia stata «la prima bastonata, la prima volta che qualcuno ci ha detto con durezza e pubblicamente che avevamo fatto male qualcosa». Pur confermando la sua buona fede, l’influencer riconosce che evidentemente si poteva fare meglio. «Io vedo i miei numeri, ho un’idea di quanto posso essere popolare, ma mi rendo conto di aver sottostimato tutto. Adesso, sono fiera dei miei ragazzi ma so che serve un rafforzamento della struttura con persone con più esperienza di me e di quelle che sempre in buona fede mi hanno aiutato fin qui. Serve anche, in certi momenti, essere più pronta a combattere e io non pensavo di doverlo mai fare».



Chiara Ferragni “So di essere un personaggio divisivo”

Chiara Ferragni sostiene, inoltre, di essere vittima di una gogna mediatica: «È stata dura. Per due mesi si è parlato di me come se fossi una criminale e incarnassi ogni male di questo Paese. Quando è scoppiato il caso, gli hater non hanno attaccato Balocco perché dicevano che ci sono gli operai e le famiglie, ma anche per le mie società lavorano 50 famiglie». L’influencer ammette di sapere di essere «un personaggio divisivo», quindi di poter avere hater come sostenitori. «Fa parte del gioco, ma cercare ogni giorno una notizia negativa, anche falsa, per volere la mia disfatta, è stato eccessivo da sopportare anche per me. Poi ho l’impressione che faccia fare più clic dare enfasi a qualche hater piuttosto che alla maggioranza silenziosa che magari la pensa in altro modo». In merito agli attacchi del centrodestra, che l’ha identificata come una bandiera della sinistra glamour, ci tiene a chiarire: «Non sono dichiaratamente di una parte, non ho mai inteso fare politica. Semplicemente, mi sono sempre battuta per i diritti inalienabili delle persone, per le donne, per la comunità Lgbtq+, perché questo fa parte della mia storia e del mio modo di raccontare la realtà in cui vivo».



Chiara Ferragni al Corriere racconta anche di avere l’abitudine di cercare il suo nome su Google, anche se i risultati sono impietosi, perché vorrebbe il controllo su tutto e «per avere il polso di quello che si dice su di me, anche se poi mi deprimo di più e mi sento meno forte di prima». Non ci sta, però, a sentir parlare di lavoro fondato sull’effimero: «Quello che faccio è molto concreto, altro che effimero. Ho un’azienda che produce e vende abbigliamento, calzature, make up, auricolari, gioielli. Non promuovo solo prodotti altrui». Inoltre, rivendica il fatto di essere per diversi aspetti un riferimento per le persone che la seguono.

Chiara Ferragni, gli inizi e il successo: “Ho paura che finisca tutto per sempre”

Negli ultimi due mesi sono cambiate molte cose per Chiara Ferragni e le sue società, tanto da affermare che «il futuro al momento è un punto interrogativo». Infatti, anche se da sempre le piace comunicare, «non so se il mio è un lavoro che farò per tutta la vita o se vorrò raccontare la mia vita per sempre». Quello che ha sempre voluto fare da quando aveva 16 anni era vedersi tramite una macchina fotografica, darsi un significato e capirsi. «E non c’è mai stata l’idea di tenere quelle foto per me, ma sempre di condividerle col mondo e vedere cosa ne pensava nel bene e nel male». La provincia le stava stretta, quindi ha sognato in grande. «Per questo ho colto subito l’opportunità dei social». Non ha mai preso nulla sottogamba, neppure la co-conduzione di Sanremo: «Non ero mai stata in tv e ho preso lezioni con un coach di improvvisazione», racconta al Corriere. Ripensando al suo passato, ricorda che ha iniziato nel 2009, ma il successo è esploso tra il 2013 e il 2016, quando era a Los Angeles. «In Italia, all’inizio ero vista come la blogger che non si sapeva bene cosa facesse».

Nel 2017 è tornata in Italia e ha conosciuto la crescita che l’ha resa quella che è oggi. Alla gioia si accompagna però la paura che tutto finisca per sempre. «Non è il primo momento in cui ho questa paura: la paura è costante». Soprattutto in un lavoro nuovo. Anche per questo Chiara Ferragni ha lavorato su se stessa e il presente. «Mi dico che non posso piacere a tutti, ma che alle persone a cui piaccio, piaccio perché sono me stessa, faccio le cose che piacciono a me e, anche se ora vengo descritta come una “criminale”, cerco di ispirare le persone verso cose positive perché questo è il mio modo di comunicare. Io senza comunicare non riuscirei a vivere: mi piace lo scambio di opinioni, mi piacciono anche le critiche, se fatte in modo costruttivo. Ho cambiato tante cose di me, ascoltandole». L’intervista si conclude con una consapevolezza: «Io penso di essere una brava persona e di dare il massimo in tutto quello che faccio».