Una data destinata a segnare la vita di Chiara Ferragni è senza dubbio quella del 15 dicembre scorso, quando l’Antitrust ha comunicato di aver sanzionato l’influencer e la Balocco per “pratica commerciale scorretta”. La vicenda, ormai nota, è quella del pandoro griffato, la cui vendita avrebbe contribuito a una donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino. Ciò stando a quanto lasciato intendere ai consumatori, infatti è da qui che è partita l’inchiesta della procura di Milano che vede l’imprenditrice digitale indagata per truffa aggravata. «Erano le otto del mattino, ero in piedi, stavo andando su un set fotografico e né io né i miei collaboratori ci aspettavamo nulla del genere. Sono rimasta completamente scioccata. Anche perché ho saputo la notizia dalle agenzie, contemporaneamente a tutti gli italiani. Era venerdì, ho passato anche sabato e domenica chiusa in casa, con addosso la stessa tuta, a leggere i tweet terribili su di me e dire: cosa cavolo sta succedendo?», racconta Chiara Ferragni al Corriere della Sera, in un’intervista in cui sfiora anche il tema della crisi con Fedez.



Il riferimento di Chiara Ferragni è alla tuta del famoso video di scuse per il quale è stata criticata. «Ero vestita ancora così quando ho pensato che dovevo fare un video e dimostrare la buona fede mia e delle persone che lavorano con me. Da tre giorni, leggevo cose completamente false, tipo che avevo truffato i consumatori e perfino i bambini malati. Ero veramente scossa e dopo varie prove ho postato il video e facevo del mio meglio per trattenere le lacrime perché non volevo fare la vittima». L’influencer racconta di averlo fatto perché la gente si aspettava qualcosa da lei. «Dovevo scusarmi, perché, se ci sono stati dei fraintendimenti, vuol dire che qualcosa poteva essere fatto meglio. Ho detto anche che non avrei fatto mai più operazioni che mischiassero pubblicità e beneficenza». Poi Chiara Ferragni ha pensato che era giusto fare qualcosa di concreto: «Le persone credono che mi sia arricchita cercando di imbrogliarle? Bene, il milione di euro ricevuto dalle mie società lo dono al Regina Margherita di Torino e farò ricorso al Tar contro una sanzione che ritengo ingiusta e sproporzionata, ovviamente la pago e, se qualcosa otterrò indietro, donerò anche quello».



Chiara Ferragni “Beneficienza Balocco? Iniziativa mia e del mio team”

Chiara Ferragni ritiene che forse non era il momento giusto per quel video, visto che non ha fermato l’ondata di odio e scherno nei suoi confronti. «Forse avrei dovuto pensarci di più, aspettare, ma si stava mettendo in gioco tutto, si andava molto oltre i giudizi sull’operazione in sé, la strumentalizzazione era completa. E, quando sei dentro una gogna mediatica, ti sembra che tutte le persone ti stiano accusando, invece, basta uscire un attimo di casa per accorgerti che non è così», spiega al Corriere. L’influencer aggiunge che da quando ha ripreso a uscire, ha constatato il sostegno delle persone. Per quanto riguarda il cosiddetto “errore di comunicazione” con cui si giustifica, Chiara Ferragni ammette che «alcuni processi di analisi interna avrebbero potuto essere gestiti meglio».



Il suo ragionamento è stato che facendo beneficenza si crea un effetto emulativo. «Per questo, quando possibile, la mia ratio è stata che, nell’ambito di operazioni commerciali tra le mie società e un partner, fosse semplicemente una buona idea provare ad aggiungere una parte di beneficenza anche piccola rispetto al contratto. Ho sempre pensato che, fra niente e poco, era comunque del bene che veniva fatto». Nel caso del pandoro, però, la beneficenza è stata fatta da Balocco, non dalle sue società. «Vero, cosi come è vero che è stata una iniziativa mia e del mio team far inserire la donazione all’interno del contratto». In merito alla donazione, Chiara Ferragni precisa che «è stata fatta subito dopo la firma del contratto ed è stata fatta subito proprio perché l’importo di 50mila euro era certo e slegato dalle vendite e poi perché speravamo che il macchinario arrivasse prima della messa in vendita del pandoro».

Chiara Ferragni “Era importante fare la donazione…”

Chiara Ferragni si difende anche spiegato che nel cartiglio sul pandoro e nei suoi post social è stato sempre scritto che lei e la Balocco «sostengono l’ospedale», «mai che una percentuale delle vendite sarebbe andata in beneficenza». A colpire l’opinione pubblica di questa vicenda anche la sproporzione tra il cachet dell’influencer, oltre un milione di euro, e la donazione di 50mila euro. «Parlare di cachet è improprio, perché quella cifra è il compenso dato alle mie società per i miei diritti di immagine, per la promozione e l’intera operazione. Non si deve far confusione tra la persona fisica Chiara Ferragni, il brand e le aziende. Inoltre, senza l’operazione, la donazione non sarebbe stata fatta». Senza la beneficenza, aggiunge, forse le sue società avrebbero incassato un «pochino» di più. «Ma l’importante era fare la donazione». Per la procura di Milano c’è invece un disegno criminoso che coinvolge anche le operazioni delle Uova di Pasqua di Dolci Preziosi e la bambola Trudi, che però, sottolinea Chiara Ferragni, «rappresentavano una percentuale esigua del nostro fatturato».

Per l’imprenditrice digitale è incomprensibile l’espressione “disegno criminoso”: «Se così fosse, la maggior parte del fatturato dovrebbe dipendere da queste attività. E poi, sembra che io sia conosciuta per la beneficenza, ma ho fatto tantissime attività». Chiara Ferragni ammette che con il nuovo Ddl beneficienza tutto sarà più chiaro: «Se ci fosse stato prima, avremmo scritto sul cartiglio “Chiara Ferragni e Balocco sostengono l’ospedale Regina Margherita con una donazione di 50 mila euro fatta da Balocco”. Nessuno avrebbe potuto dire niente e ci faceva onore comunque». C’è poi il capitolo della bambola Trudi, visto che l’associazione americana Stomp out bullying ha sostenuto di non aver ricevuto donazioni legate ad essa. «La donazione è stata fatta e ho la documentazione che lo attesta. A tempo debito, chiarirò tutto a chi di dovere», assicura Chiara Ferragni.