Non c’è alcuno schema, tutto verrà chiarito“. Queste le ultime dichiarazioni di Chiara Ferragni sull’inchiesta di Milano prima della sua partecipazione a Che tempo che fa di Fabio Fazio. L’influencer è indagata per truffa aggravata dalla procura di Milano, ma il caso non riguarda solo il pandoro Balocco, scoppiato con la multa di un milione di euro dell’Antitrust per pratiche commerciali scorrette, contro cui peraltro l’imprenditrice digitale ha presentato ricorso al Tar. Il procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco ipotizza un schema di comportamento illegale, un vero e proprio “sistema” di beneficenza. Quindi, il pandoro griffato, le uova di Pasqua di Dolci Preziosi e la bambola Trudi rientrerebbero in “un unico disegno criminoso“, che collega la beneficenza al marketing, in quanto si fa credere ai consumatori che più prodotti acquistavano, più soldi andavano ai progetti filantropici.



Nei prossimi giorni saranno sentiti i primi testimoni, nel frattempo gli inquirenti vogliono verificare anche la reale portata dei follower. Infatti, è particolarmente attesa al Palazzo di Giustizia di Milano la “gola profonda” che dovrebbe raccontare il mondo di Chiara Ferragni dall’interno. Gli inquirenti si stanno concentrando su un’informativa della Guardia di Finanza riguardo il reale numero di seguaci dell’influencer, perché grazie a essi stipula i suoi accordi commerciali. Stando a quanto riportato recentemente dalla Verità, i profili inattivi sarebbero pure aumentati, ma è un particolare che andrà verificato dagli inquirenti.



INCHIESTA CHIARA FERRAGNI: IL SISTEMA DELLE “PAROLE CHIAVE” PER ANALIZZARE I DOCUMENTI

La procura di Milano ha deciso già la strategia per selezionare il materiale utile all’inchiesta nella mole di documenti acquisita nelle ultime settimane. Sono state scelte una ventina di “parole chiave” per scavare nei contratti tra Chiara Ferragni e le aziende con cui l’imprenditrice digitale aveva rapporti commerciali finiti sotto la lente di ingrandimento dei pm. Tra queste “pandoro” e “beneficenza“, ma anche “uova” e “biscotto“. Il compito di analizzare i documenti sulle presunte attività di marketing dell’influencer mascherate dalla beneficenza è stato affidato al Nucleo di polizia economica finanziaria della Guardia di Finanza, coordinata dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Cristian Barilli.



Sono state acquisite carte, mail, contratti: tutto il materiale utile per ricostruire i rapporti commerciali. Col sistema delle “parole chiave“, spiega Repubblica, si potranno fare analisi mirate ed escludere comunicazioni non utilizzabili, come quelle tra gli indagati e i loro avvocati. Per quanto riguarda il capitolo follower, i pm potrebbero fare ulteriori valutazioni se scoprissero che sono “gonfiati”, visto che il numero di seguaci è un elemento determinante nella stipula di contratti commerciali. Anche su questo la Guardia di Finanza potrebbe avvalersi di software e consulenti informatici, ma verranno sentiti come testimoni anche diversi collaboratori di Chiara Ferragni che si occupano della gestione dei profili social dell’influencer.