«Il tuo letto resterà per sempre vuoto. Come il nostro futuro»: da settimane la situazione in casa Gualzetti a Bologna è straziante. Quel letto vuoto è della figlia Chiara, uccisa a soli 15 anni da un “amico” il 27 giugno scorso nel campo sotto l’Abbazia di Monteveglio. «Non è difficile… Bisogna solo prendere atto che per il futuro sarà sempre così. Stare o tornare a casa e trovare il letto di mia figlia vuoto. Andare a letto e svegliarsi così», spiega su Facebook uno straziato papà Vincenzo nella pagina dedicata alla piccola Chiara che ora è “solo” in cielo.
Mamma Giusy insieme a papà Vincenzo hanno voluto condividere le foto di quel letto con alcuni pupazzetti dell’infanzia passata di Chiara, oltre ad un collage di immagini della figlia: piccoli oggetti, tutti cari a Chiara, che ora restano in mano ai genitori come unici “oggetti” che la richiamano da molto vicino.
IL DRAMMA DEI GENITORI DI CHIARA
«Chiara non aveva una vera e propria camera, ma gliela stavamo preparando per il futuro. Stavamo ristrutturando casa e nella nuova organizzazione avrebbe avuto una stanza tutta sua. Stava crescendo e aveva giustamente bisogno dei suoi spazi, della sua privacy. Così noi avevamo deciso di stringerci in altre stanze per dare più spazio a lei», raccontava il papà ancora pochi giorni fa in una diretta televisiva. Come racconta il “Resto del Carlino”, i due genitori hanno realizzato la pagina Facebook per poter condividere con gli amici e i parenti di Chiara Gualzetti tutti i ricordi felici della loro figliola: «Un letto rifatto che non verrà più disfatto, una libreria piena di libri che non verranno più aperti, un armadio di vestiti che non verranno più indossati, una tavola apparecchiata con un posto che non verrà mai più occupato. Mai più, perché qualcuno ha deciso così», racconta Simona commentando le foto del letto di Chiara sui social. Nessuno o quasi parla dell’assassino della ragazzina, il 16enne ora in isolamento al carcere del Pratello: «un demone dentro mi ha detto di ucciderla», ha raccontato così ai pm e ora si valuta la perizia psichiatrica per capire se realmente vi siano presenti i “demoni” o se, come spiega la famiglia Gualzetti, sia tutto parte di una “strategia” per evitare i 30 anni di condanna per omicidio premeditato.