Il killer di Chiara Gualzetti è rinchiuso nel carcere minorile del Pratello, a Bologna, ma continua ad utilizzare i social network. A denunciarlo, ai microfoni di Ansa, è stato Vincenzo Gualzetti, il papà della sedicenne uccisa il 27 giugno dello scorso anno a Monteveglio. Proprio tra le sue mani sarebbero arrivati dei post firmati dall’assassino, ma anche delle immagini che arrivano dalla cella. “Oltre a parole oltraggiose nei confronti di mia figlia, contengono anche foto scattate direttamente dalla struttura penitenziaria”, ha raccontato. In una di queste il giovane, che è a processo, fa il segno della vittoria.



L’uomo non ha dubbi in merito al fatto che in quelle immagini sia ritratto proprio l’assassino di sua figlia. “È sicuramente lui. Mi sembra assurdo che si possano usare i social così da una struttura detentiva”, sostiene. È per questo motivo che ha presentato denuncia ai Carabinieri, allegando tutta la documentazione che è in suo possesso. Adesso probabilmente verrà avviata una indagine dalle autorità competenti.



Chiara Gualzetti, killer usa i social da carcere minorile? La denuncia di papà Vincenzo

“I ragazzi in carcere non possono usare il telefono e pubblicare contenuti sui social liberamente. C’è qualcosa che non quadra. Ho sporto denuncia, ai carabinieri ho consegnato tutto il materiale che ho ricevuto io e che è pubblico. Vorrei che venissero presi provvedimenti anche verso i commenti lesivi della dignità di mia figlia”, così ha parlato ai microfoni di Ansa Vincenzo Gualzetti. Il papà di Chiara Gualzetti, la sedicenne uccisa a coltellate in provincia di Bologna un anno fa, non ritiene corretto che il killer continui ad usare indisturbato i social network dal carcere minorile in cui si trova rinchiuso.



Intanto che vengano presi provvedimenti, la famiglia della vittima attende anche che venga fatta giustizia per l’omicidio. Martedì si svolgerà una nuova udienza del processo. Venerdì invece è stata depositata una ultima perizia psichiatrica, disposta dal Gup, Anna Filocamo, che avrebbe confermato la capacità del ragazzo di intendere e di volere.