Mondo del cinema in lutto per la morte di Jean-Luc GodardChiara Rapaccini, compagna di Mario Monicelli. Il maestro nel 2010 morì suicida lancia dosi dalla finestra di un ospedale.
Testimonial dell’associazione Luca Coscioni, l’artista ai microfoni di Repubblica s’è detta contenta che Godard abbia fatto una scelta più leggera, come suicidio, optando per una prassi più dolce: “E sono molto contenta che lui non la considerasse una questione privata, sulla quale potevano nascere notizie sbagliate. Voleva che fosse chiaro a tutti. Mario non ha fatto una scelta di suicidio assistito, ma in comune tra loro c’è un atteggiamento laico, la scelta di morire, se ho ben capito, non perché c’è la super patologia, la malattia tremenda, il cancro, ma perché si è esausti”.
Chiara Rapaccini e la morte di Monicelli
Chiara Rapaccini ha spiegato che la scelta del suicidio assistito e della volontà di rendere pubblica questa decisione testimoniano un rapporto con la morte non vissuto in modo drammatico. “Nella nostra mentalità italiana la sola parola ‘morte’ ancora ci fa fare gli scongiuri”, ha proseguito: “Il suicidio è una parola innominabile? No. Anche questa scelta di Godard indica un rapporto sereno con la vita come con la morte”. Chiara Rapaccini è poi tornata sulla fine del suo Mario Monicelli, sicuramente meno dolce: “Lui ha fatto una scelta di fine vita, questa è la cosa in comune, tra tutti loro, e l’ha fatta a modo suo. Anche questo ha a che fare, secondo me, laicamente parlando, con la propria libertà: scegliere il modo in cui andarsene”.